La Nuova Sardegna

Nuoro

Sanità, a Nuoro arrivano i rinforzi e Chirurgia può riaprire

Giusy Ferreli
Sanità, a Nuoro arrivano i rinforzi e Chirurgia può riaprire

Medici da Lanusei e Olbia, rientrano di due professionisti dal congedo parentale

23 ottobre 2021
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NUORO. In questo drammatico frangente della sanità isolana, caratterizzato dalla mancanza di medici, chi può deve dare una mano. La soluzione alla chiusura della Chirurgia di Nuoro è arrivata in extremis ieri pomeriggio grazie al ricorso alla mobilità d’urgenza che, da lunedì, garantirà la piena ripresa dell’attività al San Francesco. A partire da oggi e per l’intero fine settimana, a coprire i turni nel reparto del presidio nuorese arriveranno gli specialisti del Nostra signora della Mercede di Lanusei. Da lunedì, in sala e in corsia, ci saranno invece due chirurghi provenienti da Olbia. Nella stessa giornata torneranno in servizio due dei tre professioni in forze all'unità operativa guidata da Carlo De Nisco assenti per congedo parentale. Ad annunciare l’intervento, che restituirà un servizio essenziale al terzo polo sanitario isolano nonché riferimento per il vasto ambito del centro Sardegna, l’assessore regionale alla sanità, Mario Nieddu, che nelle ultime ore, contraddistinte da una corsa forsennata contro il tempo per limitare al minimo la sospensione forzata della Chirurgia, è andato alla ricerca degli specialisti. Missione compiuta, accompagnata dalle rassicurazioni che l’esponente della giunta Solinas rivolge ad un territorio che teme lo smantellamento dei servizi essenziali e si è già mobilitato.

«Da parte nostra, c'è la massima attenzione per l'ospedale di Nuoro, dove nei giorni scorsi ho effettuato un sopralluogo per verificare le condizioni di lavoro nei reparti, parlando direttamente con i medici in servizio», dichiara Nieddu. «Il San Francesco è un presidio importante per tutto il territorio regionale e non intendiamo rinunciare a nessun reparto» sottolinea ancora l’assessore che indica la strategia da seguire: «Cambiare di segno l'attuale situazione, resta un obiettivo imprescindibile che necessita di un maggiore sforzo congiunto da parte di tutti. In quest'ottica – osserva- non possiamo che ringraziare Lanusei che, ha garantito il proprio supporto a Nuoro, incarnando uno spirito di reciprocità su cui puntiamo con forza».

La chirurgia generale del capoluogo, la cui chiusura già in passato è stata al centro di una mobilitazione senza precedenti, per ora è salva. La situazione del reparto e dell’intero ospedale, tuttavia, rimane precaria proprio perché alla base dei problemi c’è la carenza di professionisti che, come in una malattia mal curata, si sta cronicizzando. La problematica, che non riguarda solo Nuoro ma l’intera isola, è stata affrontata all’indomani della sospensione dell’attività chirurgica nel corso di un vertice a Cagliari tra assessorato, Ats , direzione della Assl di Nuoro e dell'ospedale. La linea dell'assessorato, utilizzata per Nuoro ma destinata a diventare paradigmatica, è stata improntata ad una logica di rete del sistema sanitario regionale e condivisione delle (poche) risorse in campo.

«Le criticità dovute alla carenza di specialisti sull'intero territorio regionale non possono essere superate se non attraverso sforzi organizzativi importanti e strumenti straordinari che stiamo mettend o in campo. L'attuazione della riforma e la piena operatività delle Asl – osserva a riguardo Nieddu - porteranno a un cambio significativo della governance sanitaria che oggi trova in Ats un gigante con i piedi d'argilla, incapace di dare le risposte che servono». Per il massimo responsabile della sanità sarda alle criticità si risponde con una migliore pianificazione e il ricorso a strumenti legislativi straordinari.

«Abbiamo ereditato una situazione in cui le borse di studio per le scuole di specializzazione erano poco meno di una trentina, siamo intervenuti portandole a 253, cambiando radicalmente rotta» incalza Nieddu che riserva un’ultima considerazione al silenzio di Roma: «Da mesi stiamo chiedendo al Governo di poter procedere con le deroghe contrattali in maniera tale da poter incentivare economicamente i medici ma a tutt’oggi non è arrivata nessuna risposta. Questa - è la sua conclusione - è un'emergenza, una situazione straordinaria che non può essere affrontata con una legislazione ordinaria».

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