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Nuoro, guerra fra i genitori: gli atti in procura

Stefania Vatieri
Nuoro, guerra fra i genitori: gli atti in procura

Parla la madre del piccolo di sei anni: ora il padre dovrà rispondere di sottrazione e trattenimento di minore all’estero

24 novembre 2021
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NUORO. Un dramma che la tormenta da quando non ha più la possibilità di abbracciare il suo unico figlio. Marianna scoppia in lacrime quando – a distanza di migliaia di chilometri dal suo paese natale, un piccolo centro nel cuore della Sardegna – racconta l’incubo che sta vivendo da quattro mesi. Esattamente da quando, il 30 luglio scorso, il suo ex compagno di nazionalità belga ma di origini sarde ha portato con sé il loro bambino di appena 6 anni non facendoglielo più vedere ne sentire. «Da un mese mi trovo in Belgio, ospite di un’amica, con la speranza di riuscire a riportare a casa mio figlio – racconta la giovane mamma –, trascorro le mie giornate pensando a lui, al suo malessere che più volte nel corso dei pochissimi e fugaci incontri mi ha manifestato. Giorno e notte mi rimbomba nella testa la sua vocina che mi chiede: mamma, ma quando torniamo a casa nostra?». Una casa dove il piccolo Mattia ( il nome è di fantasia per tutelare la privacy del minore) ha vissuto insieme con la madre e il nonno dal 2017, quando il piccolo aveva due anni e Marianna ha deciso di tornare nell’isola, dopo aver scoperto quella che definisce un’amara verità che riguarda la vita privata dell’ex compagno. «Mi ha mentito e usata per i suoi scopi personali – dice – io e il bambino siamo solo una facciata ma la realtà è un’altra. Non capisco perché tanto accanimento nei miei confronti visto che a lui non interessavo più, ma ciò che mi fa rabbrividire è la cattiveria che dimostra nei confronti di suo figlio impedendogli di vedere la figura per lui di riferimento con la quale ha vissuto a strettissimo contatto fino a luglio». E nonostante ci sia una sentenza emessa da un tribunale belga che stabilisce l’affido condiviso del minore, alla madre oggi è negata la possibilità di vederlo con regolarità, nonostante le richieste di aiuto inoltrate agli organi preposti.

«Lancio un appello alle istituzioni italiane, della mia regione e del mio paese natale affinché mi supportino in questa battaglia che qui in Belgio sembra ormai persa. Qui vengo trattata come la peggiore delle delinquenti e anche la scuola frequentata dal mio bambino sembra dare seguito alle indicazioni del padre, consentendo il ritiro da scuola solo ai nonni paterni e non a me».

Un vicenda triste e complicata, quella della giovane madre che lotta per riavere suo figlio. Se da un lato è vero che esiste una sentenza belga che risale all’ottobre 2018 e che stabilisce l’affido condiviso con dimora presso la casa del padre, è altrettanto vero che la sua eventuale esecuzione sarebbe dovuta comunque essere preceduta da un percorso graduale di avvicinamento del minore al padre che non vedeva da due anni. Un accordo accettato da entrambi i genitori e recepito nel decreto del giudice tutelare di Nuoro, nel quale i due si sono impegnati formalmente a portare avanti tale percorso e a seguire le indicazioni dei servizi sociali e delle figure di supporto genitoriale, vagliando di volta in volta le soluzioni più consone nell’interesse del bambino e sotto la vigilanza dello stesso giudice tutelare a cui i servizi sociali erano tenuti a relazionare ogni tre mesi. «Ma nonostante ciò, a luglio di quest’anno, il papà, disattendendo tutti gli accordi e qualsiasi altro impegno, compreso quello di riportare il bambino in Italia dopo 15 giorni di vacanza – racconta ancora la donna – ha pensato bene di farsi giustizia da sé». Secondo Marianna, architettando un inganno che gli sarebbe costato in Italia l’imputazione per il reato penale di sottrazione e trattenimento di minore all’estero. Sul punto è opportuno precisare che, contrariamente alle affermazioni del legale del padre del bambino, la madre non risulta invece iscritta nel registro delle notizie di reato per sottrazione internazionale di minore, e che la condotta del padre sia tanto giuridicamente quanto eticamente censurabile lo dimostra il fatto che lo stesso giudice tutelare di Nuoro, riscontrato il gravissimo pregiudizio per il minore, abbia ritenuto di trasmettere gli atti al consolato italiano in Belgio, al tribunale per i minorenni di Sassari e alla procura della Repubblica presso il tribunale di Nuoro per le determinazioni di competenza.

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