La Nuova Sardegna

Nuoro

Cannabis, in sette sotto accusa

di Enrico Carta
Cannabis, in sette sotto accusa

Bosa. Il pubblico ministero chiede il processo per coltivazione di 7mila piante e detenzione di cannabis

22 febbraio 2022
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BOSA. I pendii di Monte Crispu a Bosa e di Monte Filighe tra Bosa e Montresta erano diventati una piccola oasi per la coltivazione di marijuana. Tanta, tantissima marijuana: secondo l’accusa poco meno di settemila piante. Le case dei sospettati erano invece il luogo giusto per conservare quel ben di Dio che il raccolto aveva o avrebbe fruttato. Raccolto abbondante da cui si sarebbero potuti ricavare circa quindici chili di stupefacente pronto alla vendita. Secondo gli inquirenti, che fecero una stima, tutta quella droga avrebbe avuto un valore di sei milioni, soldi che le sette persone per le quali il pubblico ministero Armando Mammone ha chiesto il rinvio a giudizio, non hanno mai visto. Prima che la mettessero sul mercato, la droga era già stata sequestrata.

I carabinieri intervennero a ripetizione nel giugno del 2020, quello della ripartenza dopo il primo lockdown che divenne però il momento giusto per portare avanti le coltivazioni. Credevano di agire indisturbati i sette dal pollice verde, ma si sbagliavano. Contro alcuni di loro furono emessi degli ordini di custodia cautelare in carcere, altri dovettero sottostare a misure cautelari meno pesanti, altri ancora furono solamente denunciati. Ci fu anche chi, beccato in flagranza di reato, finì direttamente di fronte al giudice per essere processato e condannato per direttissima.

Il 6 aprile prossimo, di fronte alla giudice per le udienze preliminari Federica Fulgheri, la compagnia sarà più nutrita: la richiesta di rinvio a giudizio riguarda infatti Giovanni Antonio Addis, bosano di 20 anni e il padre Roberto Addis, 54 anni – il primo è difeso dall’avvocato Pierandrea Setzu, il secondo anche dall’avvocato Salvatore Musu –; e ancora Michele Chillocci, 25 anni di Fonni, difeso dagli avvocati Rinaldo Lai e Margherita Baragliu; Giuseppe Francesconi, 52 anni di Porto Torres, difeso dall’avvocato Carlo Figus; Simone Marchi, 25 anni di Gavoi, difeso dagli avvocati Giovanni Porcu e Michele Mannironi; Antonio Pietro Piras, 40 anni di Bosa, difeso dall’avvocato Vittorio Delogu; di Daniel Porcu, 25 anni di Gavoi, difeso dall’avvocato Angelo Magliocchetti.

Il pubblico ministero li accusa, a vario titolo, di aver coltivato almeno duemila piante di cannabis in un terreno di Monte Filighe – questo capo di accusa riguarda tutti e sette le persone sotto accusa; la seconda contestazione che viene mossa contro Simone Marchi, Michele Chillocci, Giovanni Antonio e Roberto Addis e Giuseppe Francesconi, è di aver detenuto altri sette chili di marijuana, già pronti per lo spaccio; infine la terza imputazione contro Simone Marchi, Michele Chillocci, Giovanni Antonio e Roberto Addis e Daniel Porcu e Antonio Pietro Piras è di averne coltivato almeno seimila tra i pendii di Monte Crispu.

Rischiano quindi il processo, nonostante avessero preso delle precauzioni particolari per sfuggire alle forze dell’ordine. Al telefono infatti parlavano di consegne di «merendine» o di «formaggelle», ma non sarebbero state bontà uscite dalla pasticceria.

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