La Nuova Sardegna

Nuoro

Lavori a Capu d’Aspu, tutti assolti

di Enrico Carta
Lavori a Capu d’Aspu, tutti assolti

Bosa. Il processo per le opere alla diga foranea: confermata in appello la sentenza di primo grado

16 marzo 2022
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BOSA. Verso le 4 del pomeriggio il sindaco Piero Casula si lascia andare: «Il fatto non sussiste. È finita», scrive in un post. Parla di Capu d’Aspu e dei lavori alla diga foranea alla foce del Temo, parla del processo e non del progetto. Quello è ultimato da tempo e da tempo a Bosa non si registrano più allagamenti e inondazioni per colpa del fiume che si gonfiava a dismisura. Il processo invece, eccezion fatta per una coda sempre possibile e comunque limitata in Cassazione, si è chiuso ieri con la sentenza di secondo grado.

I giudici della Corte d’appello hanno infatti respinto la richiesta della procura generale e mantenuto invariata la decisione del tribunale di Oristano. Sono tutti assolti, con formula piena, eccezion fatta per il il geometra responsabile dell’impresa che svolse i lavori per conto del Comune. È il campano Salvatore Bisanti che un’assoluzione la incassa ugualmente, ma perché interviene la prescrizione. Questo significa che è l’unico a cui viene riconosciuta comunque una responsabilità. Non essendo più perseguibile quella penale perché è passato il tempo limite perché la giustizia esercitasse la sua azione, rimangono in piedi gli aspetti legati alle questioni civili e quindi a una possibile richiesta di risarcimento del danno.

È proprio danno la parola attorno a cui verte tutto il processo. Secondo la procura di Oristano, che si avvalse delle indagini della guardia costiera e di una serie di perizie, l’opera pubblica non fu completata. Per il pubblico ministero Armando Mammone, nei lavori di ampliamento del fondale iniziati nel 2011, c’erano difformità rispetto a quanto previsto dal progetto. L’accusa riteneva di aver quindi smascherato una serie di presunti accordi tra la commissione di collaudo e l’impresa per ottenere le certificazioni, anche se i lavori non erano terminati. L’obiettivo sarebbe stato quello di garantire all’azienda, ai professionisti che coordinarono i lavori e alla commissione di collaudo di intascare le parcelle in anticipo rispetto alla conclusione delle opere.

L’esito del processo è stato però diverso. Già in primo grado era arrivata un’assoluzione di massa dalle accuse di peculato, truffa aggravata, turbativa d'asta e falso, eccezion fatta per Salvatore Bisanti che fu condannato a un anno. La Corte d’appello ha confermato quella sentenza e così escono di scena, con l’assoluzione in bella vista, l’ingegnere cagliaritano Paolo Gaviano, che per la ditta appaltatrice svolgeva funzioni di controllo, gli ingegneri oristanesi Piero Dau e Antonello Garau e il loro collega di Sedilo Antonio Manca, che facevano parte della commissione di collaudo, e l’ex sindaco Piero Casula, a capo dell’amministrazione di Bosa all’epoca in cui venne affidato l’appalto e che è entrato nella vicenda per aver fatto pagare ferie non godute al geometra comunale Luciano Baldino, a sua volta imputato e a sua volta assolto. Era andata ancora meglio alla dipendente comunale Rita Mozzo, visto che il pubblico ministero, sin dal primo grado, ne aveva richiesto l’assoluzione poi arrivata.

Al processo di secondo grado non era quindi presente, perché l’appello non la riguardava. C’erano invece tutti gli altri con la nutrita schiera di avvocati. Il collegio difensivo, composto dai legali Gianfranco Siuni, Guido Manca Bitti, Roberto Dau, Speranza Benenati, Walter Pani e Franco Pani, aveva sollecitato l’assoluzione nel merito e non per prescrizione. Hanno sempre sostenuto che non ci fosse reato e che le misurazioni di chi indagava non furono fatte in maniera corretta e ciò avrebbe ingenerato un’errata valutazione dello stato di avanzamento dei lavori. Hanno avuto ragione.

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