La Nuova Sardegna

Nuoro

Il delitto di Lula in aula

Il delitto di Lula in aula

Corte d’assise: riaperta l’istruttoria del processo bis, imputati il fratello e la cognata della vittima  

26 giugno 2022
3 MINUTI DI LETTURA





Lula Riaperta l’istruttoria dibattimentale del processo davanti alla Corte d’assise d’appello di Cagliari, presieduta da Massimo Poddighe, per l’omicidio dell’allevatore di Lula, Angelo Maria Piras, ucciso a fucilate il 25 gennaio 2015 nelle campagne alla periferia del paese. Gli imputati sono Nico Piras, 41 anni e Alice Flore, di 38, fratello e cognata della vittima, difesi dagli avvocati Francesco Lai, Rita Dedola, Potito Flagella e Domenico Cerasaro. I familiari dell’allevatore ucciso si sono costituiti parte civile con gli avvocati Giovanni Colli e Francesco Mossa.

Sono stati sentiti in aula quattro testi: il maresciallo Giovanni Ciancilla che effettuò il sopralluogo a casa della coppia e sottopose l’imputato alla prova dello stub; Giordano Chimera che si occupò dei rilevamenti Gps, così come il collega Walter Marcialis (consulente della difesa), e infine, Gavino Piras, maresciallo del Ris di Cagliari che effettuò i rilievi e analizzò le tracce rinvenute sulle scarpe trovate all’interno di un casolare, a poche centinaia di metri dall’abitazione dei due imputati. L’attenzione del presidente Poddighe si è concentrata, in particolare, sulla prova dello stub, tant’è che a fine udienza ha disposto una nuova perizia per capire quali siano i criteri necessari per comprendere come l’indagine tecnica effettuata a diverse ore dallo sparo possa dare esito negativo. Per l’accusa il fattore tempo in questo procedimento aveva giocato un ruolo importante: l’imputato, infatti, era stato sottoposto allo stub sei ore dopo l’omicidio del fratello, e aveva dato esito negativo. I testi sentiti in aula non hanno fatto altro che confermare quanto già detto nel corso dei precedenti processi. Il maresciallo Ciancilla alla domanda del presidente se durante la perquisizione nella casa degli imputati avesse notato degli abiti stesi, ha risposto di non ricordare. Ha però detto di non aver notato panini sotto la tettoia, che Piras quella mattina avrebbe dato in pasto ai cani, e ha ricordato del ritrovamento delle scarpe, 10 giorni dopo il delitto. Ascoltando le intercettazioni e valutando i dati rilasciati dal segnale Gps, lui e altri colleghi avevano notato che la Flore la mattina dopo l’omicidio, aveva preso l’auto e si era fermata in un punto preciso, corrispondente al luogo in cui si trova il casolare diroccato. È lì, dentro la struttura in rovina che tra i rifiuti era stato trovato un paio di scarpe, sulla cui tomaia era stata rinvenuta una traccia biologica riconducibile a Nico Piras. Secondo gli investigatori si trattava delle scarpe che l’imputato indossava al momento dell’omicidio, e che poi erano state buttate poco dopo dalla moglie. E se Chimera ha definito attendibili i dati rilevati dal Gps, che segnalavano la posizione dell’auto della Flore davanti al rudere, attribuendo un margine minimo di errore, per Marcialis, invece, non erano per nulla affidabili, perché a causa della posizione geografica del paese, e per la presenza importante di granito, si era verificato uno sbalzo del segnale che aveva attribuito una posizione dell’auto diversa da quella reale. Non solo, il consulente della difesa ha fatto riferimento pure al riascolto di un “progressivo” registrato nel cortile degli imputati prima del delitto. La parola “proennere” pronunciata da Flore, in un primo momento era stata tradotta col verbo provenire. Secondo Marcialis la donna, invece, faceva riferimento al mangime che in sardo si indica con la parola “proenna”. Il processo proseguirà il 16 settembre.




 

In Primo Piano
L’inchiesta

Appalti per lo smaltimento di rifiuti, indagati tre pubblici ufficiali: perquisizioni anche a Sassari

Le nostre iniziative