Noragugume, furto inventato per estorcere soldi: pesanti condanne per tre amici allevatori
Giacomino Argiolas dovrà scontare 8 anni e 2 mesi, gli altri due 7 anni e 8 mesi e 5 anni e 6 mesi
Noragugume Il pretesto era inventato, ma l’estorsione e le minacce erano vere. È così che si è arrivati alla condanna di tre amici, colpevoli di aver “assediato” alcuni allevatori che avevano l’attività in un terreno confinante a quello di uno degli imputati. L’attore principale, e anche quello che va via con la condanna più pesante sulle spalle, è Giacomino Argiolas, 39 anni. Dovrà scontare otto anni e due mesi per estorsione, tentata estorsione e minacce, reati contestati a vario titolo anche a ai suoi due compaesani Antonio Demuru (31 anni) e Manuel Scintu (25 anni), che sono stati condannati rispettivamente a sette anni e otto mesi e a cinque anni e sei mesi.
C’è anche una serie di pene accessorie come il pagamento delle spese processuali e l’interdizione dai pubblici uffici. C’è poi l’assoluzione da alcuni capi di imputazioni minori, ma per il resto tutto l’impianto accusatorio ha retto. Nella sua requisitoria, il pubblico ministero Marco De Crescenzo aveva ricostruito le tappe della vicenda che iniziò nel dicembre del 2019, quando Giacomino Argiolas chiese ai suoi vicini di terreno che gli venissero resi quaranta agnelli. Riteneva infatti di aver subito un furto e riteneva inoltre che a compierlo fossero stati proprio i confinanti. Per la procura, però, il furto non sarebbe mai avvenuto, ma quello sarebbe stato solo un pretesto per fare in modo che i vicini abbandonassero i terreni che facevano gola allo stesso Argiolas.
Iniziò allora un crescendo di minacce – dicevano, ad esempio, che con delle corde li avrebbero legati all’auto e li avrebbero poi trascinati per la strada –, interrotto nel gennaio del 2021 da una serie di misure cautelari. I vicini infatti, ormai esasperati e soprattutto preoccupati perché dalle minacce si era passati anche a vere e proprie intimidazioni fisiche, avevano deciso di denunciare il tutto. Nel frattempo Argiolas, sempre spalleggiato nelle sue comparse e nelle sue richieste, era riuscito a farsi consegnare 1.500 euro come risarcimento parziale per i quaranta agnelli di cui rivendicava il furto mai avvenuto.
Aveva anche insistito chiedendo l’altra metà del presunto debito, che però non è mai arrivata nelle sue tasche perché a mettere fine alla vicenda ci pensarono le forze dell’ordine.
I tre, difesi dagli avvocati Luigi Esposito e Maria Assunta Argiolas, hanno affrontato il processo con rito ordinario e hanno provato ad allontanare da loro le accuse sostenendo che il furto di agnelli c’era stato davvero e che alcuni testimoni avevano segnalato la presenza dei possibili autori del furto proprio in quei terreni il giorno prima. Tesi che non hanno convinto le giudici Elisa Marras, Serena Corrias e Cristiana Argiolas che hanno disposto il risarcimento danni alle due parti civili assistite dagli avvocati Gianfranco Meloni e Gian Marco Pani.