La Nuova Sardegna

Nuoro

Memoria

«Così mio padre raccontava la tragedia umana: caricati su carri come bestie e resi schiavi»


	Un momento della cerimonia in Prefettura a Nuoro (foto di Massimo Locci)
Un momento della cerimonia in Prefettura a Nuoro (foto di Massimo Locci)

Agostina Depalmas ricorda la prigionia vissuta dal padre in un campo a Dortmund. Il 2 giugno la consegna di 12 medaglie d’onore alla memoria a Lodè più un’altra a Triei

05 giugno 2023
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Nuoro L’altro giorno, 2 giugno 2023, Festa della Repubblica, è stata anche l’occasione per la consegna di tredici medaglie d’onore alla memoria. Una era destinata a un internato militare di Triei (Antonio Secci), le altre dodici ad altrettanti soldati di Lodè fatti prigionieri dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale (Matteo Achenza, Pietro Canu, Francesco Angelo Carta, Alfredo Curreli, Luca Curreli, Angelo Deiana, Giovanni Michele Depalmas, Antonio Farris, Battista Piras, Pietro Piras, Michele Sanna, Giovanni Battista Usai).

A consegnare le onorificenze ai familiari, il prefetto di Nuoro Giancarlo Dionisi, davanti alle sindache dei due paesi, Anna Assunta Chironi e Antonella Canu.

Quello che segue è il messaggio scritto dalla figlia di uno dei deportati. La lettera chiude con una poesia.

“Vivo questo momento con gioia ed emozione e ringrazio per questa occasione di Memoria. È mio desiderio farvi conoscere l’esperienza vissuta da mio padre Giovanni Michele Depalmas: allora era un giovane militare schiacciato umanamente dalla barbarie umana, con lui altri 650mila furono deportati in campi tedeschi, fatti prigionieri, costretti ai lavori forzati, sopportando denutrizione, cibandosi spesso di bucce di patate, zuppe di cavoli e rape con qualche tozzo di pane, affrontando malattie, freddo, sofferenze morali e psicologiche. Tante sono le storie come la sua, appartenenti a quei 650mila soldati italiani che valorosamente non accettarono di combattere a fianco dei tedeschi contro i loro fratelli per la Repubblica Sociale, storie accomunate da sofferenze a causa di una guerra assurda e di una follia criminale. Mi ricordo ogni singolo giorno, quando mio padre davanti a un camino acceso mi raccontava con la voce spesso rotta dal pianto e con le mani tremanti dall’emozione e dal tempo le sue dolorose esperienze di guerra: il mio cuore era col suo. Mio padre raccontava: “L’8 settembre 1943 mi trovavo a Prevesa, in Grecia, l’11 i tedeschi occuparono la città e ricevemmo l’ordine dai superiori di consegnare le armi. Mi rifiutai di collaborare con i tedeschi con un deciso NO (ha prevalso la sua grande indole di pacifista quale è sempre stato). Fummo fatti prigionieri e caricati su carri come bestie e resi schiavi di Hitler. Siamo stati portati nei lager, io al campo IV D a Dortmund, dove ebbi la matricola 55.227 al campo di lavori forzati. Fui liberato dagli americani il 4 aprile 1945 e ottenni il rimpatrio a Werel. Lasciai il confine il 28 agosto 1945 e mi presentai al centro alloggio di Bologna, fui imbarcato il 7 settembre 1945 per la Sardegna, la mia amata e sospirata terra e dalla mia adorata madre”. Questi eroi così grandi e caduti nell’oblio fino a qualche anno fa, meritano di essere ricordati per aver dato con coraggio un immenso contributo per la Libertà. Grazie a tutti loro e che Dio li abbia tutti in gloria. Padre, il dono più bello che mi hai lasciato è il tuo ricordo, quello indelebile. Grazie.

Contos de sa gherra tra babbu e fiza

“Iza cara, pro me sa gherra

est difizile a ti la contare

e de lacrimas sos ocros suos

si torran a prenare…

Su disacatu chi achet sa gherra,

lu potet cumprendere

solu chie l’hat fatta.

Sos tzocos de sos cannones

e bumbardas, iscopios de minas

e… pruere in cara;

s’affuta colata, sa gana patita

e sos assustos, chi non poto contare…

Cara iza mea, “de vonu” i sa gherra,

b’es solu, sa vine ‘e sa gherra,

e, s’auguriu meu a sos benentes est

chi regnet sa pache e s’amore

pro su mundu intreu.

E de lacrimas sos ocros suos

si torran a prenare.

Agostina Depalmas

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