Confermata la condanna a 9 anni: Albino Sella di Mamoiada finisce in carcere
Rigettato il ricorso della difesa: la sentenza d’appello per tentato omicidio è definitiva. Nel 2016 in paese sparò tre fucilate contro il compaesano Antonio Deiana
Nuoro Rigettato il ricorso della difesa: la condanna a 9 anni di secondo grado, in automatico, diventa definitiva senza che ci sia un nuovo processo di appello. E per l’allevatore di Mamoiada, Albino Sella, si aprono le porte del carcere: ieri sera è stato portato a Badu ’e carros. E così, intorno alle 17.40 di ieri, come un vero colpo di scena, dall’aula della Suprema corte romana, i giudici della prima sezione della Cassazione confermano quello che a inizio novembre dell’anno scorso avevano stabilito i giudici dell’appello e di fatto confermano anche la ricostruzione del procuratore generale: il 31 marzo del 2016 era stato l’allevatore di Mamoiada, Albino Sella, a esplodere tre fucilate caricate a pallettoni nelle campagne del paese, tentando di uccidere il compaesano Antonio Deiana.
Il movente? Un odio profondo nato dopo che Deiana era stato accusato e poi condannato a un anno e otto mesi per favoreggiamento nello stesso processo nel quale il giovane mamoiadino Marcello Gungui era stato condannato per aver ucciso Danilo Sella, fratello di Albino. Per l’accusa iniziale, insomma, Albino Sella nel 2016 aveva imbracciato il fucile perché voleva in qualche modo vendicare la morte del fratello Danilo ucciso il 18 settembre del 2008 nelle campagne vicino a Mamoiada.
Per i giudici della Cassazione, dunque, resta in piedi la sentenza di appello. Ed è confermata in pieno la tesi sostenuta dall’accusa di secondo grado e dalla parte civile per Deiana, rappresentata dall’avvocato Gianluigi Mastio che ha discusso ieri a Roma e che a suo tempo si era opposto con forza alla richiesta di archiviare la posizione di Sella. È stato Sella, anche per la Suprema corte, sette anni fa, a esplodere una scarica di pallettoni nei confronti di Deiana, mentre quest’ultimo rientrava in paese dopo aver trascorso la serata in campagna. I colpi avevano raggiunto la fiancata del pick up di Deiana ma lui era riuscito a scappare e ad avvisare i carabinieri. E da subito in tanti lo avevano definito un miracolato: era scampato alla morte per un soffio.
Albino Sella, per quel tentato omicidio, era finito nei guai due anni dopo e a causa di un fucile modificato che gli era stato trovato e che poi era risultato essere l’arma che aveva esploso i colpi verso il pick up di Antonio Deiana. Certo è che al processo di primo grado, che si era celebrato con il rito abbreviato, Sella era stato assolto. Il gup Claudio Cozzella aveva accolto in pieno la tesi del difensore di Sella, l’avvocato Francesco Lai – che ha discusso ieri a Roma – che sin dall’inizio aveva posto in evidenza le falle dell’indagine.
«L’arma modificata trovata ad Albino Sella due anni dopo il tentato omicidio – aveva spiegato il difensore tra gli altri argomenti – rappresenta una prova diretta, ma sarebbe irrazionale pensare che l’imputato sapendo che quel fucile era stato usato per compiere un delitto, anziché liberarsene lo usasse alla luce del sole, senza alcun problema». E dunque, in primo grado, assoluzione. Tutto ribaltato in appello: Sella era stato condannato a 9 anni, così come chiedevano pg e parte civile. Ieri, poi, l’ultima tappa di questa vicenda giudiziaria intricata: ricorso rigettato, accolti gli argomenti dell’accusa e della parte civile. La condanna di Sella diventa definitiva. «Una decisione che attendevamo da tempo» è il solo commento che fa l’avvocato Gianluigi Mastio.