La carica dei cento poeti di Fonni: una storia in rima lunga tre secoli
La voce del paese nell’antologia di comunità “Chentu poetas” curata da Andrìa Nonne
Fonni Il più giovane è lui: Davide Mureddu “Sonaggia”, classe 1994. Poi c’è Fabio Falcone “Tropeja”, classe 1981, un altro millennial del cuore della Barbagia. Più indietro nel tempo, spazio alla generazione X e ai boomers. Ad aprire il catalogo ragionato, tuttavia, è Matteu Mureddu “Vrammentu”, poeta vissuto a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, nato nel 1758, morto nel 1841. «Cust’òmine est su babbai mannu de custu tribàgliu e nd’est issu chi at s’onore de l’abbèrrere» scrive Andrìa Nonne, lontano mille miglia da qualsiasi facile anglicismo. «Quest’uomo è il patriarca di questo lavoro, perciò è lui ad avere l’onore di aprire». Nonostante fosse analfabeta, “Vrammentu” aveva il dono della poesia. La quinta arte. Un dono condiviso da ben cento poeti di Fonni confluiti adesso in un’unica antologia a dir poco monumentale.
«Fonni è un paese di cantadores e appassionati, l’ha dimostrato nelle gare poetiche degli anni scorsi quando parecchia gente correva a prendere posto con una sedia davanti al palco allestito per la festa di Sant’Antonio da Padova... » sottolinea Andrìa Nonne, classe 1978, cantadore e poeta anche lui, autore di questa raccolta, “Chentu poetas”, appunto, sottotitolo: “Fonne, tres sèculos de istòria”, appena uscito per le edizioni Domus de janas (546 pagine). Un lavoro certosino, interamente scritto e ragionato «in sa matessi limba chi sos poetes cantan», un lavoro dedicato a Pàulu Pillonca, «mastru de sa limba sarda e difensore de s’identidade nostra e de sa cultura tota» (il libro sarà presentato domani sera, 29 ottobre 2023, dalle 17 nella sala Ceas di Fonni: con l’autore ne parleranno la sindaca Daniela Falconi, l’assessore comunale Franco Duras, Bachisio Bandinu, Anna Cristina Serra e Pier Sandro Pillonca; a moderare i lavori sarà Michele Tatti).
«Spesso mi viene da pensare – incuriosisce Nonne –: chissà se il nostro Monte Ispada sia imparentato con il Monte Parnaso e le acque sorgive sgorghino dalla stessa fonte di Aganippe e Ippocrene?». Certo è che la musa ispiratrice è davvero forte da queste parti. Tant’è vero che Fonni conta da sempre uomini e donne amantiosos del verso in rima, «a bolu, improvvisato, ma anche a taulinu, scritto, meditato».
Basta scorrere l’elenco che Andrìa Nonne è riuscito ad assemblare. Scavando negli archivi, scartabellando documenti e faldoni vari, spesso inediti, ma anche e soprattutto intervistando gli anziani e i protagonisti, l’autore di “Chentu poetas” mette insieme ben tre secoli di poesia. «Questo libro ci fa capire – spiega ancora lo stesso Nonne – che sa cantada si faceva non soltanto nelle feste, ma ogni occasione era buona per rimare. È la donna la mamma del canto, è la donna che custodisce da sempre il ricordo delle poesie cantate, è lei che ha l’amore e il dono del canto, e lo tramanda. È la donna che canta le ninne nanne, è la donna che canta nell’ora della morte, s’atìtidu. Duncas sa fèmina cantat a printzìpiu e a fine».
È questa la storia di Fonni. Testimoni sono i versi di ogni genere e tematica raccolti e proposti al lettore, accompagnati sempre da una piccola scheda biografica di ogni poeta. Per ognuno di loro, salvo due casi “impossibili”, c’è persino una foto a ricordarne lo sguardo e i lineamenti del volto. Andrìa Nonne, tuttavia, va anche oltre: con “Chentu poetas” fa ordine persino nella metrica tradizionale, scova e cataloga quattordici sistemi strofici: sa duina, sa terzina, sa cuartina, s’otada, s’otada lira serrada, su sonete, s’undighina, sa moda, su trintases, sos mutos, sos gosos, sas batorinas a sa fonnesa, sos nìnnidos o anninnìas, s’atìtitu. Un patrimonio sconfinato che vive e rivive nelle pagine di questa ricca antologia di comunità.