La Nuova Sardegna

Nuoro

La scomparsa

L’ultimo dono di Patrizia Incollu: i suoi organi salvano altre vite

di Paolo Merlini
L’ultimo dono di Patrizia Incollu: i suoi organi salvano altre vite

I familiari hanno autorizzato l’espianto. I funerali venerdì 3 novembre nella chiesa di San Giuseppe a Sassari

02 novembre 2023
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Nuoro Il suo cuore continuerà a battere in un’altra persona, altri organi daranno una speranza in più a persone sofferenti. È l’unica nota di consolazione possibile nella tragica fine di Patrizia Incollu, morta nel reparto di rianimazione dell’ospedale San Francesco dopo dodici giorni di coma in seguito alle lesioni riportate nell’incidente stradale in cui, il 19 ottobre, ha perso la vita sul colpo l’assistente capo Peppino Fois, il conducente dell’auto di servizio utilizzata dalla direttrice di Badu ’ e carros. I familiari della donna avevano autorizzato l’espianto degli organi martedì pomeriggio, quando era apparso chiaro che non c’era più nulla in cui sperare, e dalla notte sono state avviate le complesse procedure finalizzate a più trapianti su pazienti in lista d’attesa. L’équipe guidata dal primario di rianimazione, Peppino Paffi, ha lavorato tutta la notte. Ed è proprio il responsabile del reparto, a nome dell’Asl di Nuoro, che ringrazia per la loro sensibilità i familiari della donna, ai quali già ieri è stata restituita la salma. È stata fissata la data dei funerali, che si svolgeranno domani, venerdì 3 novembre, alle 11 nella chiesa di san Giuseppe a Sassari.

La scomparsa di Patrizia Incollu ha destato profonda impressione in tutta l’isola, dove la direttrice era molto conosciuta per aver lavorato nei principali penitenziari. Numerose le testimonianze, affidate ai social, di quanti l’hanno conosciuta o hanno lavorato con lei. Doveroso cominciare con il cordoglio dei colleghi: «Non possiamo che ricordare la sua umana perseveranza nello svolgere con competenza e dedizione il suo lavoro proprio in conseguenza del quale, ha pagato con la vita», scrive Giuseppe Moretti a nome dell’Unione sindacati di polizia penitenziaria.

«Una vita trascorsa sempre in prima fila nella direzione di vari penitenziari», scrive la Fns Cisl, che esprime «le più sentite condoglianze alla famiglia e vicinanza a tutto il personale penitenziario della Sardegna e di tutta Italia, molto colpiti da quanto accaduto».

Andrea Soddu, sindaco di Nuoro, conosceva bene Patrizia Incollu. «Era molto più di una direttrice di un istituto penitenziario, era una figura eccezionale che ha dedicato la sua vita al servizio della giustizia e al benessere dei detenuti».

L’avvocata Giovanna Serra, garante dei detenuti di Badu’e carros, ricorda con profonda stima la direttrice, con la quale si è relazionata per quattro anni. «Ho potuto apprezzare le sue grandi doti professionali, la determinazione nel pretendere il rispetto delle regole da parte di tutti, dei detenuti, degli operatori e agenti penitenziari ma anche l'attenzione alle esigenze della popolazione carceraria e in questo traspariva tutta la sua umanità. Era sempre disponibile al dialogo, al confronto, anche nelle situazioni più critiche, aveva rispetto del ruolo del garante dei detenuti; aveva a cuore la risoluzione dei tanti problemi dei detenuti, di quelle persone che le erano affidate e alle quali ha dedicato gran parte della sua esistenza», scrive Serra. Partecipata e toccante la testimonianza dell’avvocato Sebastian Cocco, presidente del consiglio comunale, che aveva coinvolto la direttrice nel progetto Cammino di Bonaria, pellegrinaggio religioso al quale era prevista anche la partecipazione di alcuni detenuti comuni di Badu ’e carros.

«Patrizia Incollu questo messaggio l'aveva capito sin dal primo incontro. Quando Antonello Menne (presidente dell’associazione che organizza il cammino, ndr) raccontó le sue esperienze di pellegrino per la Spagna e la Palestina le si inumidirono gli occhi e per superare l'imbarazzo si voltò verso la finestra che regalava una immagine potentemente contraddittoria: il Monte Ortobene incorniciato, o forse trafitto, dalle sbarre. La sua commozione fu dovuta al fatto che si figurava i suoi “ragazzi” lungo il tragitto polveroso della Sardegna verso la Basilica di Bonaria alla ricerca del riscatto, della redenzione, a respirare con i passi ritrovati la libertà e la speranza. Traguardi per i quali lei ha lottato spasmodicamente dentro i penitenziari, combattendo un sistema carcerario ancora incentrato sulla punizione e non sulla rieducazione, con buona pace dei principi costituzionali».

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