Ciclone Cleopatra, la tragedia di Oloè. I consulenti: «È mancata la pianificazione»
Gli esperti della difesa attaccano le falle a monte del sistema. Le valutazioni “ex post”: «Non si basano sui dati che si avevano allora né erano previste indagini geognostiche»
Nuoro I consulenti della difesa, ieri, sentiti in aula alla nuova udienza del processo, con 59 imputati, per la tragedia e i morti provocati dal ciclone Cleopatra del 18 novembre 2013, lo hanno ribadito a chiare lettere: «È mancata la pianificazione, è mancato un centro funzionale decentrato a livello regionale che avrebbe dovuto prendere in mano la situazione e l’emergenza seguita al ciclone Cleopatra. Ma allora non esisteva e questa assenza ha inciso molto».
«Né, del resto – hanno continuato, rispondendo alle domande dell’avvocato Marcello Mereu, che tutela alcuni imputati e responsabili della Protezione civile – spettava al corpo forestale, stabilire i punti nei quali si doveva intervenire in un caso come quello: al Corpo spettava solo sorvegliare i fiumi e le correnti. Quel giorno, peraltro, le pattuglie in servizio sulla strada provinciale 46 avevano segnalato la necessità di chiudere la strada e di mettere le transenne. Ma le stesse pattuglie non avevano competetenze specifiche nella sorveglianza delle opere idriche, ma solo di osservazione. Anche per questo non condividiamo i rilievi mossi dal pubblico ministero e dai suoi consulenti: i funzionari hanno fatto quello che dovevano e potevano. Ciò che è mancato, invece, è stato un centro funzionale decentrato a livello regionale, e una pianificazione regionale che individuasse i punti critici nei quali intervenire in casi come quello».
Ma, aggiungono i consulenti nominati dall’avvocato Mereu, bisogna anche evidenziare che tutti i rilievi e le accuse fatte dai consulenti del pubblico ministero ai funzionari finiti sotto processo, a loro parere sono del tutto prive di fondamento perché si basano su considerazione e dati “ex post”. «Oggi – precisano infatti i consulenti della difesa – solo oggi possiamo dire che sono stati individuati quei punti critici, ma allora, all’epoca, non erano stati individuati, né esisteva il centro funzionale che li avrebbe dovuti individuare. All’epoca esisteva solo un piano per gestire l’emergenza, ma non era nato per individuare i punti critici. Ciò che è mancato, insomma, insieme a questo piano, è stata la pianificazione».
Poco prima, nel suo intervento, un consulente della difesa, aveva ripercorso anche a brevi tratti, la storia e il progetto che aveva portato alla nascita del ponte di Oloè: il celebre viadotto nel quale il giorno dell’alluvione aveva perso la vita il poliziotto Luca Tanzi, mentre era in servizio. Il ponte, ha raccontato l’esperto, era stato costruito negli anni Cinquanta, mentre nel ’62 era stata realizzata la diga ad esso legata: quella di Pedra ’e Othoni.
«Ma poi – ha spiegato l’ingegner Paolo Pirisi – ci si era resi conto che c’era qualche lacuna e così era stato fatto un altro progetto di adeguamento. I consulenti del pm, tra gli altri aspetti, hanno anche contestato i lavori di sopraelevazione del ponte: ma noi non condividiamo questi rilievi e sempre perché si basano su dati a posteriori, di 50 anni dopo. Si tratta dunque di valutazioni ex post che non si basa sui dati che si avevano allora, al momento della progettazione. Idem per la contestazione dell’assenza di indagini geognostiche: ma le norme, in quel momento, non le prevedevano». Il processo proseguirà alla fine di febbraio.