La Nuova Sardegna

Sassari

Il racconto

La storia di Marco e il miracolo di Natale: «Con le scarpe nuove è festa anche per me»

di Luca Fiori
La storia di Marco e il miracolo di Natale: «Con le scarpe nuove è festa anche per me»

Dopo l’appello di Don Nicola raccolte 200 paia di scarpe e indumenti

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Sassari Marco guardava sempre le sue scarpe. Non per vanità, ma perché erano la prima cosa che raccontava di lui, del suo vivere per strada. Rotte, consumate, inadatte a proteggere piedi segnati dalle notti al freddo. Marco non chiedeva molto: non soldi, non favori, nemmeno un regalo. Chiedeva solo un paio di scarpe che gli stessero bene. Scarpe che però, tra quelle usate e donate, non arrivavano mai. E così continuava ad aspettare, con la pazienza di chi ha imparato a non pretendere nulla. È da Marco che nasce la storia di “Un paio di scarpe per Gesù”, l’iniziativa natalizia lanciata da don Nicola Carta, parroco di Santa

Maria di Pisa, a sostegno del Centro diurno di accoglienza e accompagnamento “Suor Giuseppina Nicoli” di via Principessa Maria a Sassari. Una storia che parla di dignità prima ancora che di solidarietà, e che in pochi giorni, le settimane prima di Natale,  ha trasformato un bisogno silenzioso in una risposta corale della città.

Marco, come tanti altri, vive con i segni della strada addosso: piedi feriti, mani rovinate, uno sguardo che spesso si abbassa per non disturbare. Un paio di scarpe nuove, per lui, sembrava troppo. Aspettava scarpe usate, che però non arrivavano mai della misura giusta. Ed è lì che è scattata la domanda che ha cambiato tutto: cosa fare per Marco e per tanti come lui? Per chi, a volte, a un paio di scarpe preferisce una pizza nel cartone, una dose di droga da comprare nel centro della città, o il sollievo di una notte al caldo. 

La risposta è stata semplice e radicale: scarpe nuove per tutti. Mai indossate. Don Nicola ha lanciato l’appello dall’altare qualche settimana fa, invitando i fedeli a un gesto concreto: «Se acquistate scarpe nuove, Gesù verrà a casa vostra a Natale». Un invito che non parlava di beneficenza, ma di responsabilità condivisa. Il messaggio è arrivato lontano. In appena dieci giorni dall’appello rilanciato da La Nuova Sardegna, sono arrivate più di 200 paia di scarpe, insieme a coperte, asciugamani, sciarpe, cappelli e indumenti. Ogni giorno, nella parrocchia di Santa Maria Bambina, nel quartiere di Santa Maria di Pisa e nel centro diurno di via Principessa Maria, arrivano scatole di scarpe nuove. I volontari le aprono con cura, le sistemano tra uno sgabuzzino e un garage, ne distribuiscono molte subito, altre vengono conservate per chi arriverà nei prossimi giorni.

Tra le donazioni anche numerose scarpe ortopediche da donna, regalate da una farmacia cittadina e qualche giorno fa 32 felpe con il cappuccio, utilissime in queste notti invernali. Marco oggi ha un paio di scarpe nuove e il suo Natale e un po’ meno triste. I suoi piedi fanno meno male. Ma soprattutto Marco oggi sorride. Perché insieme alle scarpe ha trovato una porta alla quale bussare, senza sentirsi di troppo. «Ha capito che qui non disturba, ma è atteso – racconta un volontario – che lo sguardo degli altri non si ferma più sulle sue scarpe rotte o sulle mani sporche, ma sul suo volto. E quando qualcuno lo guarda negli occhi, la paura si scioglie». 

Il Centro diurno “Suor Giuseppina Nicoli”, attivo dal giugno 2016 e gestito dall’Odv Viva, accoglie ogni giorno circa trenta persone offrendo colazione e merenda, docce, lavanderia, prodotti per l’igiene, la possibilità di radersi, cambiarsi e usare i computer per cercare lavoro o orientarsi tra le pratiche quotidiane. Trenta volontari garantiscono presenza, ascolto e continuità. E grazie a un volontario originario di Sennori, parte dei doni ha raggiunto anche famiglie in difficoltà a Sennori e Nulvi, allargando la rete della solidarietà oltre Sassari. Questa storia natalizia non parla solo di povertà, ma di sguardi che cambiano. 

«Rispondere a piccoli bisogni – spiegano i volontari – risveglia qualcosa di profondo: non mette al centro chi ha bisogno, ma il bisogno di riconoscere nell’altro un amico, un fratello, un uomo». A Natale, a Sassari, la speranza ha preso la forma di un paio di scarpe nuove. E di un ragazzo che ha ricominciato a camminare, con un sorriso che finalmente non ha più paura di mostrarsi.

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