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Il processo

Minacce e truffa a Forestas: quattro operai a processo a Nuoro


	Il palazzo di giustizia di Nuoro
Il palazzo di giustizia di Nuoro

Croci nei cantieri di Farcana e assenze immotivate dal lavoro

16 febbraio 2024
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Nuoro È proseguito davanti al giudice Valentina Rostellato il processo a carico di quattro operai di Forestas accusati a vario titolo, di truffa, interruzione di servizio, minaccia aggravata ai danni della Regione, del Corpo forestale e di Forestas. Si tratta dei nuoresi Pietro Paolo Mura, Antonio Biagioli e Giuseppe Ruiu, e dell’oniferese Salvatore Soddu, difesi dagli avvocati Giuseppe Malandrino, Mario Silvestro Pittalis e Giovanna Serra. Secondo l’accusa, Mura nel giugno 2020, per turbare l’attività aveva minacciato i vertici dell’Agenzia posizionando delle croci all’ingresso del cantiere. In qualità di operaio forestale, impiegato a Farcana e a Pedra Longa, aveva usato dei rami e spezzoni di fil di ferro per realizzare croci che poi aveva posizionato all’ingresso della base elicotteri e antincendio del monte Ortobene, e all’ingresso del cantiere di Pedra Longa. Sempre secondo il pm Alberto Pinna, gli operai del servizio antincendio, Soddu e Biagioli, avevano fatto figurare la loro attività nei fogli di presenza del cantiere di Forestas, mentre in realtà erano assenti senza autorizzazione durante il normale orario di servizio. Nonostante tutto, però, avrebbero ricevuto la retribuzione corrispondente al lavoro non prestato, causando danni all’amministrazione. Inoltre, in occasione dei fatti contestati, risalenti al 7 settembre 2020, essendo entrambi assenti dalla postazione di vedetta antincendio, avevano interrotto il servizio. Anche Ruiu avrebbe ingannato l’agenzia Forestas facendo figurare di essere al lavoro nella postazione di Caparedda. Avrebbe fatto in modo di rientrare in sede, al termine dell’orario di servizio, sul mezzo insieme ai due colleghi di turno, mentre era assente senza autorizzazione. L’udienza di ieri è entrata nel vivo con l’audizione dell’ispettore Salvatore Nieddu, del nucleo investigativo del Corpo forestale, e del collega Giovanni Onano. «A giugno del 2020 eravamo stati coinvolti in un’attività dopo il ritrovamento nei pressi della base elicotteri di Farcana di alcune croci di legno. Durante il sopralluogo eravamo venuti a conoscenza di un altro episodio simile in località Preda Longa, dove erano state posizionate altre due croci più grandi. E se all’inizio si era pensato a una simbologia religiosa – ha detto il teste – poi, il verificarsi di alcuni incendi in zone particolari, ci aveva portati a coinvolgere la Procura. Nelle zone in cui erano state posizionate le croci avevamo trovato delle piante di leccio e oleandro tagliate di recente. Avevamo fatto partire le indagini individuando le squadre che in quei giorni dovevano pulire le fasce parafuoco. Scremando i dati, il campo si era ristretto ai soggetti che poi erano stati indagati. Avevamo attivato le intercettazioni dalle quali erano emerse assenze del personale dal posto di lavoro. Nel mese di luglio, inoltre, si erano verificati dei tentativi di incendio nella parte bassa di Ugolio. Episodi che avevano rafforzato l’ipotesi che quelle croci rappresentassero delle minacce. A quel punto l’analisi dei tabulati era stata fatta sia con l’obiettivo di verificare la presenza di queste persone in quei luoghi, sia di verificare eventuali contatti tra loro prima, durante e dopo gli eventi. Dai dati, però, non era stato possibile attestare la loro posizione per via della “gestione dinamica” delle celle telefoniche, mentre era emerso che alcuni indagati si erano svincolati dalla creazione delle croci e avevano indicato come responsabile Pietro Mula». L’udienza si è chiusa con la deposizione dell’ispettore Onano che rispondendo al pm ha detto: «In merito a Soddu e Biagioli, il 7 settembre avevo fatto accertamenti nella vedetta dell’Ortobene, senza sapere chi ci fosse in turno. Dovevamo fare un sopralluogo per attivare un’ambientale. Giunti sul posto avevamo trovato che la struttura in legno con dentro un letto, un tavolo e delle sedie, era chiusa». L’avvocato Pittalis ha chiesto all’ispettore sia l’ora di arrivo sul posto, sia se avesse acquisito gli orari del turno di lavoro degli operai. «Arrivati alle 13.33 eravamo andati via alle 14 – ha risposto –. Di quei dati non mi ero occupato io». Il processo riprenderà ad aprile. (k.s.)

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