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Natura

Nuoro, l’Ortobene cambia colore: è allarme disseccamento

di Alessandro Mele

	Il fenomeno del disseccamento sul monte Ortobene (foto Massimo Locci)
Il fenomeno del disseccamento sul monte Ortobene (foto Massimo Locci)

Esperti al lavoro a caccia delle cause di ingiallimento dei lecci. Volano anche i droni

31 agosto 2024
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Nuoro Il monte Ortobene sta cambiando colore, è allarme disseccamento. È un dramma: sono centinaia gli ettari di lecci secolari in via di ingiallimento. Un mistero, questo, sul quale stanno lavorando anche gli esperti dell’università di Sassari. L’ateneo turritano, infatti, ha avviato uno studio e per comprendere meglio le cause di un fenomeno praticamente sconosciuto, anche sotto il profilo della memoria storica, agli stessi nuoresi che l’Ortobene lo osservano abitualmente dal belvedere di viale Ciusa, ha avviato anche una campagna di raccolta di immagini dall’alto, grazie all’utilizzo dei droni.

Sulle cause di ingiallimento improvviso e a macchia d’olio dei boschi tanto cari anche alla scrittrice premio Nobel, Grazia Deledda, per il momento i ricercatori dell’università di Sassari non si vogliono sbilanciarsi. Tra le ipotesi avanzate, però, c’è innanzitutto quella dell’emergenza siccità che nella stagione estiva targata 2024, ha aggredito con più cattiveria la macchia mediterranea sarda. Tra le altre, c’è anche quella della presenza di un fungo particolarmente nocivo per i lecci. Infine, quella degli effetti dovuti ai cambiamenti del clima che in maniera sistematica stanno cambiando morfologia e abitudini stagionali della flora e della fauna.

Il monte Ortobene però non è la prima vittima del fenomeno del disseccamento che sta colpendo l’intera isola. Negli scorsi mesi, infatti, le prime segnalazioni sono arrivate dalle fasce costiere, ma il cancro che sta colpendo soprattutto i lecci, come confermato anche dagli esperti, sta man mano dirigendosi verso il cuore della Sardegna.

L’allerta resta alta anche tra residenti ed esperti naturalisti del territorio che, fino all’arrivo in città dei ricercatori dell’università di Sassari, attribuivano l’ingiallimento dei lecci solo alla mancanza di acqua.

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