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Stefania Calvisi si racconta: «Cari giovani, ecco come vivo da 30 anni con la sclerosi multipla»

di Luciano Piras

	Carla Rita Marchetti, Stefania Calvisi e Nadia Secchi (foto di Massimo Locci)
Carla Rita Marchetti, Stefania Calvisi e Nadia Secchi (foto di Massimo Locci)

Nuoro, gli studenti dell’Istituto agrario “Brau” a tu per tu con la blogger

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Nuoro «Lei c’è ma anche tu ci sei. Sorridi, la vita è bella». Stefania Calvisi è incontenibile e contagiosa. Parla della sua malattia, la sclerosi multipla. «Le darà filo da torcere» le aveva detto il medico che gliel’ha diagnosticata quando aveva appena 18 anni. Ora che di anni ne ha 48 giura che è felice, «io felice lo sono davvero». «È soltanto cambiato il modo di affrontare la vita, ma la vita è comunque bella e io ho sempre fatto ciò che voglio». «Certo, la malattia fa paura, ma più che la malattia in sé bisogna temere i pregiudizi che ancora resistono» sottolinea con un sorriso grande così davanti agli studenti dell’Agrario “Brau” riuniti nell’aula magna dell’Istituto di via Martiri della Libertà. A fare gli onori di casa, ci sono la preside Carla Rita Marchetti e la docente Nadia Secchi. “Insieme per il diritto alla salute e all’uguaglianza nell’era digitale” è il titolo dell’incontro mattutino.

La sala è piena di ragazze e ragazzi accompagnati dai loro insegnanti. Apre l’incontro, la proiezione di un breve filmato realizzato dal fotografo della Nuova Sardegna Massimo Locci, tra vedute panoramiche, dettagli di mille barriere architettoniche e primissimi piani di Stefania Calvisi che racconta i suoi giorni e i suoi sogni. Racconta persino, da brava nugoresa barrosa, emozioni e brividi di un volo con il paracadute. «La sclerosi multipla è diventata la mia amica/nemica – irrompe la protagonista sul palco –. La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa, s’impadronisce del nostro corpo, come fosse suo. Ti causa un cortocircuito, come se due fili elettrici si toccassero. Ma non si muore, di sclerosi multipla non si muore, piuttosto bisogna riadattare la vita» spiega.

«Non è una passeggiata, non dico questo, ma una soluzione si trova sempre» va in pressing Stefania Calvisi, seduta nella carrozzina. Guai a dire che “è costretta alla carrozzina”: «questa sedia è semplicemente il mio mezzo di locomozione, tutto qui» ironizza scanzonata lei che da anni ha coniato lo slogan “Non sclero... sorrido e vivo”, diventato un blog personale.

Dalla platea dei giovanissimi dell’Istituto “Brau” arriva una vagonata di domande, prima timide, poi via via sempre più dirette e sfrontate. Interessanti. Le chiedono di tutto e lei, l’amica geniale della Sclerosi multipla, risponde punto su punto, sempre con il sorriso. «Ti vedrai cambiare interiormente ed esternamente e potrai solo adeguarti – racconta –. Un’ombra sempre presente nel tuo cammino che quando decide, esce dal letargo e ti fa sobbalzare, saltare, piangere, imprecare. Ti dichiarerà guerra ogni secondo. Questo è lei, ti toglie le energie, le forze, il sorriso, ti dice chiaramente che non sei niente, che lei può e tu devi. Lei è mandata a te perché tu puoi combatterla».

Irresistibile e travolgente, Stefania Calvisi non si ferma neppure per prendere fiato. E se fa una pausa, la fa per tenere alta l’attenzione mentre guarda dritta dritta negli occhi degli studenti. «Da gazzella diventi tartaruga – va avanti –. Da quel momento tu avrai il compito di tenerti a galla. Avrai il compito di non farti sopraffare. Avrai il compito di combattere. Avrai il compito di vincere. Vincere, che non significa arrivare prima, ma significa andare avanti a testa alta a combatterla. Sarà il tuo lavoro principale per tutta la vita: combatterla. Lei è così, come il mare, un attimo sembra olio, un attimo è in burrasca e tu dovrai farti spazio fra i cavalloni. Ti costringe con le cattive a reinventarti. Ma tu hai un’arma con te. Te stesso». «Te stesso» ripete con enfasi. «Non perdere mai di vista te stesso e tutto andrà bene. Solo questo puoi. Sembrerà banale, poco, ma in realtà è l’arma vincente, è l’arma più efficace». «Niente è facile, ma niente è impossibile, cari giovani... » chiude tra gli applausi, nel turbinio delle emozioni, quelle forti, e qualche lacrimuccia tenuta subito a bada.

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