La Nuova Sardegna

Nuoro

Tribunale

L’ex deputato Capelli querelato da Zoffili: «Ma il mononucleato cerebrale per me era il governatore Solinas» – La rivelazione al processo

di Valeria Gianoglio

	A sinistra Roberto Capelli in aula a Nuoro, a destra l'ex governatore Christian Solinas
A sinistra Roberto Capelli in aula a Nuoro, a destra l'ex governatore Christian Solinas

Accusato di diffamazione in seguito alla pubblicazione di un post nel periodo Covid: «L’ex governatore aveva deciso di riaprire le discoteche e ci fu subito un picco dei contagi...»

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Nuoro «Lei, signor Capelli, il 26 agosto del 2020 ha pubblicato un post che così recitava “Quel mononucleato cerebrale che hanno inviato a fare il proconsole in Sardegna”?», gli chiede la sua avvocata, Anna Maria Busia. Seduto davanti alla giudice, Roberto Capelli risponde deciso: «Sì, l’ho scritto». E poco dopo, al termine del suo intervento in udienza, e dopo il racconto del contesto complicato nel quale quella frase era venuta fuori – era il periodo caldo del Covid, della caccia gli untori, e delle polemiche per le riaperture delle discoteche in Sardegna – l’ex segretario nazionale del Centro democratico, ed ex parlamentare, rivela anche a chi, davvero, quei termini erano rivolti. E per quale ragione: per la critica a un decreto che riapriva i locali in Sardegna nella fase Covid.

«Se non sono passibile di querela, lo dico, a chi era rivolto – precisa – mi riferivo al presidente Christian Solinas. Mi stavo riferendo all’autore del decreto, il decreto che venne assunto dal presidente della Regione, relativo alle riaperture dei locali. Non feci nomi, usai termini probabilmente un po’ sopra le righe, come quello di mononucleato cerebrale riferendomi al proconsole di Salvini, ma dentro di me sapevo benissimo a chi mi stavo rivolgendo: all’autore del decreto relativo alle riaperture, osteggiato da tutti, anche dal comitato tecnico scientifico». E dunque, dice Capelli, non si riferiva a Eugenio Zoffili, all’epoca coordinatore regionale della Lega che poi lo aveva querelato, sentendosi chiamato in causa. Arriva così, dopo alcuni anni di udienze per l’accusa di diffamazione nei confronti di Eugenio Zoffili, la vera rivelazione al processo che vede come imputato l’ex parlamentare e consigliere regionale nuorese, Roberto Capelli.

A spiegare tutto è lo stesso Capelli, sottoponendosi all’esame delle parti in udienza,. E prima di tutto, l’ex presidente del Centro Democratico, su richiesta della sua avvocata ricorda il contesto nel quale quel post su Facebook, che poi gli sarebbe costato un rinvio a giudizio per diffamazione, era maturato. «In quel periodo ero nel momento delle dimissioni da segretario nazionale del Centro democratico ed ero dirigente nazionale – racconta – quel post arriva in un momento particolare. Era il 2020, eravamo in piena pandemia e in quei mesi ero impegnato nel portar avanti soluzioni per il grave momento sanitario. In quei mesi si discuteva della possibile riapertura delle discoteche in Sardegna, che a quel tempo era una delle Regioni con la minore incidenza di Covid. Il mondo imprenditoriale faceva diverse pressioni perché si potessero riaprire le attività. Provvedette il presidente della Regione, Christian Solinas, del Psd’Az, legato al partito della Lega nazionale». Capelli ricorda che attorno al tema riapertura locali e rischio di nuovi contagi, «si scatenò un dibattito finché un bel giorno il presidente della Regione decise di decretare la riapertura delle discoteche. Contestualmente ci fu un innalzamento del picco dei contagi e un dibattito sulla stampa in cui la Sardegna e i sardi venivano definiti “untori”».

Quel decreto – aggiunge – rigettò la Sardegna nel pieno periodo di contagi. Alcuni esponenti politici anche di rilievo accusavano i sardi di essere untori, dimenticandosi invece che i contagi erano stati causati dall’ingresso in Sardegna di una massa discreta che si era trasferita in Sardegna per le vacanze estive». Ed è proprio in quel contesto infiammato che si colloca anche un post nel quale Capelli faceva riferimento all’allora senatore della Lega, Roberto Calderoli. «Calderoli fece una nota a difesa della Sardegna, che non era da definire portatrice del Covid, ma anzi era stata penalizzata da questa massa proveniente dalla Sardegna, ridando dignità ai sardi – ricorda Capelli – quindi Calderoli non difese il decreto di Solinas, ma prese le difese dei sardi. E io allora risposi alla nota di Calderoli riconoscendogli una grande onestà intellettuale».

Ed è sempre in quei momenti di vivace dibattito attorno al decreto che riapriva le discoteche nell’Isola, che Capelli scrive pure il post che poi gli sarebbe costato il processo per diffamazione, perché nel ringraziare Calderoli per aver difeso i sardi, aggiunge che Calderoli era «altra cosa rispetto al suo capo e a quel mononucleato cerebrale che hanno inviato a fare il proconsole in Sardegna». Da subito, Capelli, in realtà si era scusato con chi si era sentito offeso e toccato, e qualche udienza fa aveva anche chiarito che non intendeva comunque riferirsi a Zoffili. Ma ieri, per la prima volta, rivela che la frase incriminata era rivolta all’allora governatore Solinas, seppur in un contesto non offensivo ma certamente di scontro acceso legato alla questione Covid e decreto riaperture. Alla prossima udienza, a fine gennaio, comincerà la discussione delle parti. La difesa ha rinunciato a sentire, come teste, l’ex assessore regionale della Lega, e attuale consigliere comunale di Nuoro, Pierluigi Saiu.

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