La Nuova Sardegna

Oristano

Il caso

Era positivo al Covid ma usciva di casa, pensionato assolto dopo quattro anni

di Michela Cuccu
Era positivo al Covid ma usciva di casa, pensionato assolto dopo quattro anni

La difesa: Il divieto di spostamento doveva essere notificato anche dal sindaco

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Oristano Era finito sotto processo perché uscito di casa nonostante sapesse di avere il Covid. A distanza di anni, la giustizia smonta uno dei capisaldi dell’emergenza sanitaria: non basta la positività al virus e la comunicazione della Asl per blindare un cittadino in casa. Il tribunale di Oristano ha infatti emesso una sentenza di assoluzione con formula piena (“il fatto non sussiste”) nel caso di Antonio Vacca, il pensionato sassarese ma residente a Cabras, finito a processo per il reato di violazione delle prescrizioni imposte per il contenimento dei contagi.

Nonostante la richiesta del pubblico ministero fosse stata severa – 3 mesi di arresto e mille euro di ammendala giudice Laura Sulis ha accolto la linea difensiva, ribaltando l’accusa. Antonio Vacca era stato rinviato a giudizio per aver lasciato la propria abitazione il 3 settembre 2021 e recandosi al centro commerciale "Porta Nuova" nonostante fosse stato risultato positivo al tampone molecolare il 17 agosto 2021 e successivamente informato telefonicamente dalla Asl della quarantena obbligatoria. Al supermercato era però stato notato da un conoscente che, al corrente della sua condizione di positività, aveva lanciato l’allarme, chiedendo l’intervento della vigilanza. Da qui la denuncia per violazione delle prescrizioni volte ad impedire la diffusione del virus.

La difesa, condotta dall’avvocato Raffaele Cocco, ha sollevato un vizio fondamentale di natura amministrativa. Secondo l’avvocato Cocco, le varie normative emergenziali relative al covid-19 prevedevano che il divieto di allontanamento dal proprio domicilio dovesse essere formalizzato non solo dall’autorità sanitaria, ma anche attraverso una specifica e necessaria ordinanza del sindaco. L’atto amministrativo era essenziale per costituire il vincolo legale e, quindi, per configurare un reato in caso di violazione. Nel caso di Vacca, l’ordinanza sindacale non era mai stata emanata.

La giudice, aderendo a questa interpretazione, ha stabilito che, in assenza di tale provvedimento, mancava la base giuridica per sostenere l’accusa di aver violato una “prescrizione legalmente impartita”. Il comportamento dell’imputato, insomma, non integrava gli estremi del reato. L’assoluzione chiude così un caso emblematico, dimostrando come, nel rigore del diritto penale, la corretta adozione degli atti amministrativi – anche i più semplici, come una notifica sindacale – fosse una condizione imprescindibile per l’applicazione delle sanzioni durante l’emergenza pandemica. La sentenza conferma il principio di legalità, ma apre un precedente importante sulle fragilità giuridiche dei decreti e delle procedure adottate in piena pandemia.

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