La Nuova Sardegna

Olbia

Riabbraccia la «mamma» dopo 70 anni

di Serena Lullia
Riabbraccia la «mamma» dopo 70 anni

Rita Serreri ritrova in città la balia che l’aveva allattata durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale

12 ottobre 2012
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OLBIA. Un abbraccio lungo 70 anni, intenso, emozionante. Le parole lasciano il posto alle lacrime quando zia Domenica Careddu, 94 anni, stringe dopo 70 anni l'orfanella che aveva allattato nei primi sei mesi di vita, Rita Serreri. Le due donne in tutto questo tempo non hanno mai saputo di vivere nella stessa città, a una manciata di chilometri l’una dall’altra.

Questa storia in bianco e nero comincia nel 1942, in una casa di via delle Terme, nel cuore di Olbia sfinito dalla povertà, terrorizzato dalle bombe che cadono dal cielo. Mamma Agostina dà alla luce la piccola Rita, una bimba sana, forte. Ma la tiene fra le braccia per soli venti giorni. Una complicazione post parto strappa la neo mamma alla vita. Babbo Mario fa il soldato. È stato richiamato dal governo italiano per combattere la seconda guerra mondiale. Rita è una neonata sola, nella casa della zia paterna. La sorella più grande è affidata a un'altra zia. Per farla vivere serve una mamma di latte.

Scatta subito la solidarietà del quartiere, grande ricchezza della povera gente. Qualche portone più avanti vive Domenica Careddu, 24 anni, amica della zia di Rita. Da qualche settimana ha dato alla luce il suo secondo figlio. E secondo l’antica regola della collaborazione fra vicini si offre di allattare anche la piccola orfana. Domenica è la prima mamma di latte di Rita, la persona che, anche se in un modo diverso rispetto alla madre naturale, le ha dato la vita.

Ma il ricordo di quel gesto di grande amore sbiadisce nella memoria di Rita. A tenerlo vivo ci pensano i racconti dei parenti. «Allora si partoriva a casa, non c’erano dottori – pesca lucida nei ricordi la signora Rita –. Bastava un secchio di acqua calda. Mamma mi ha dato alla luce nella casa di una mia zia paterna, in via delle Terme. Dopo venti giorni è venuta a mancare. Una complicazione del parto».

Rita fa una pausa, deglutisce, gli occhi si fanno lucidi. Sono passati 69 anni ma quel dolore è ancora cartavetrata sul suo cuore. «Ero sola, mio padre era stato richiamato in guerra – si fa coraggio e ricomincia la storia –. Per fortuna c’è stata la solidarietà delle mamme del quartiere. Era un sentimento molto forte, un valore di quei tempi. Solo qualche giorno fa ho saputo che una di queste mamme, credo la prima, è stata Domenica Careddu. Di sicuro mi avevano raccontato qualcosa di lei quando ero bambina, ma quel ricordo era sfumato anche perchè ho avuto diverse mamme di latte. Tra queste Margherita Spano Zuddas, con cui ho vissuto fino ai tre anni e con cui ho mantenuto i contatti anche da grande».

Poi qualche giorno fa il cugino di Rita, Nardino, chiacchierando con dei conoscenti scopre che la prima mamma di latte della cugina è viva e sta a Olbia. «Non ricordavo quel nome, ho chiamato mio fratello per averne conferma. Sono rimasta tutta la sera e anche la notte a pensarci – racconta la signora Rita –. L’indomani mattina ho chiesto a Nardino se zia Domenica fosse ancora viva e l'ho pregato di aiutarmi a incontrarla. È stata una emozione fortissima. Lei ha 94 anni ma ha dei ricordi lucidi di allora. Mi ha raccontato di quando venne a sapere da mia zia che ero rimasta senza la mamma. Mi ha parlato della casa di via delle Terme, dei miei parenti».

L'incontro con zia Domenica per la signora Rita è un viaggio indietro nel tempo, ai tempi della guerra, dei bombardamenti, della dura vita di campagna. «Ho vissuto nelle campagne di Olbia fino a quando mi sono sposata – aggiunge Rita – . Prima a Plebi con una mia zia, poi con mio padre nella zona tra Olbia e Golfo Aranci. Ho avuto una infanzia semplice, fatta di poche cose. Giocavamo con le pietre, avevo qualche bambola di stracci. E poi davo una mano a fare il formaggio, il pane, poi dopo i dieci anni anche a portare le mucche. Per andare a scuola facevo circa sei chilometri a piedi. E stavamo in un unico stanzone in cui c’erano tutte le classi, dalla prima alla quinta». Dal racconto della signora Rita riaffiora la Olbia degli anni Quaranta e Cinquanta, la povertà lasciata dalla guerra, la difficoltà negli spostamenti, la mancanza di medici. «Ma ciò che non mancava era lo spirito di solidarietà – aggiunge –. Non c’erano soldi. Chi come noi viveva in campagna stava meglio di chi viveva in paese. E condividevamo con gli altri un po’ di farina, il latte». A 24 anni, è il 1966, il matrimonio e il trasferimento a Olbia qualche anno dopo. La nascita dei tre figli, tutti sposati, e la felicità di essere nonna di sette nipoti. «Nella mia infanzia ho vissuto momenti belli e brutti – conclude la signora Rita. Ma conoscere zia Domenica è stata una gioia grandissima».

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