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il caso

C'era una volta un re, la storia del piccolo regno di Tavolara

Dario Budroni
Tavolara vista dal cimitero
Tavolara vista dal cimitero

Tonino Bertoleoni, 82 anni, si racconta: dai suoi avi legati ai Savoia al suo ristorante frequentato dalle star del cinema

01 agosto 2015
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TAVOLARA. Il re ha il volto abbronzato e i capelli spettinati dal vento. Lo puoi incontrare dietro un timone, mentre manovra un barcone carico di turisti in infradito, altre volte lo vedi pranzare nel suo ristorante, davanti a una bella spaghettata di pesce. Per chi frequenta abitualmente Tavolara è come un vecchio amico, un anziano signore con tante cose da raccontare. Ma per chi mette piede per la prima volta sull'isola lui è una specie di star. «Ecco, quello è il re» esclamano i più curiosi con il dito puntato.

Lui sembra non farci caso. «Spesso la chiamano leggenda, ma questa è una storia vera» afferma però con orgoglio. Antonio Bertoleoni, per tutti Tonino, un uomo dai modi gentili, la corona non la porta in testa ma ce l'ha nel cuore. Con la precisione di uno storico espone i fatti che dimostrano che un suo avo fu davvero nominato re di Tavolara da Carlo Alberto di Savoia in persona. Una storia unica, che straborda di fascino, da poco raccontata anche in prima serata su Raidue. «Però non sono riuscito a vedermi in televisione, sono andato a letto presto».

Il sovrano del regno più piccolo del mondo è fatto così. Amicizie importanti. La storia della famiglia Bertoleoni nasce tra il ‘700 e l'800, quando Giuseppe, di origini ligure, uomo di mondo, si stabilì prima alla Maddalena e poi a Tavolara, dove si mise ad allevare capre e a praticare altre attività. Nel 1836 la svolta. «Il re di Sardegna e Piemonte, Carlo Alberto, arrivò a Tavolara con il suo panfilo. Ma non per caso. Giuseppe Bertoleoni era infatti padrone dell'isola, ma non c'era nulla che lo attestasse. Il re sapeva di questa situazione - racconta Tonino -. Comunque i due si conobbero e andarono a caccia di capre selvatiche, quelle dai denti d'oro. Diventarono amici. Poi parlarono di Tavolara e Carlo Alberto nominò Giuseppe re e padrone dell'isola e gli regalò un orologio».

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Qualche anno più tardi, però, il demanio provò a impadronirsi di Tavolara. «E così Paolo, figlio di Giuseppe, partì per Torino per discuterne direttamente col re - continua Tonino -. Quella volta Carlo Alberto rassicurò Paolo, che tornò nell'isola. E qualche giorno dopo fu chiamato a Tempio per ritirare una pergamena che attestava che i Bertoleoni erano i re di Tavolara. Paolo fece una grande festa, disegnò uno stemma nella casa reale e anche una bandiera, bianca con il simbolo al centro, che pare che sia dentro la sua tomba».

Nel 1896, invece, a Tavolara attraccò la nave inglese Vulcan. A bordo c'erano degli inviati della regina Vittoria. «La famiglia Bertoleoni, con re Carlo I, fece una foto sul ponte della nave. Una copia di quello scatto è conservata a Buckingham Palace, accompagnata da una scritta che dice che quella è la famiglia reale di
Tavolara, nel golfo di Terranova Pausania, il regno più piccolo del mondo».

 Tonino Bertoleoni lo giura: «La pergamena di Carlo Alberto esisteva, l'ho vista con i miei occhi. Per tantissimi anni sparì, la prese una figlia di Paolo Bertoleoni. Come spesso succede, anche nelle famiglie non si va sempre d'accordo. Così lei andò a vivere a Punta Timone, con la sua famiglia, e portò con sé la pergamena». Il documento rispuntò molto dopo, nel 1955.

«Arrivò un signore, diceva di essere un conte, voleva fare una ricerca per far riconoscere il nostro regno - spiega Tonino -. Lo ospitammo per diverso tempo. Un giorno, però, quasi per istinto, frugai nella sua borsa. E trovai la pergamena, forse gliela consegnarono quelli dell'altro ramo della famiglia. Era piccola, colorata, firmata da Carlo Alberto. Diceva che i Bertoleoni erano i re di Tavolara. La rimisi subito a posto, però il presunto conte si accorse che qualcuno aveva controllato tra le sue cose. Bene, quella sera partì e non lo rivedemmo mai più. Scoprimmo che il suo nome non esisteva, era sicuramente un truffatore. Secondo me fu mandato da qualcuno interessato a far scomparire le prove della nostra proprietà».

I Bertoleoni proseguirono la vita di sempre, in una Tavolara che fino agli anni Sessanta era abitata da una dozzina di famiglie. Si dedicavano all'allevamento, alla pesca e alla produzione della calce. «Poi arrivò il turismo e cominciammo ad affittare qualche camera. Quindi costruimmo un ristorante, anni dopo lo dividemmo in due, uno andò a mia sorella». Il ristorante di Tonino si chiama Re di Tavolara, specializzato nella cucina di mare. Ora è gestito dal figlio Giuseppe, il futuro re, che porta il nome del primo sovrano. «Qui vengono tante persone, anche famose. Da quando fanno il cinema soprattutto. Mi piace il cinema, accettai subito di mettere a disposizione un pezzo di terra. E poi mi piace Neri Marcorè».

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