Il Pd e gli enti locali: «Riforma illegittima»
Il consigliere comunale Pietro Spano accusa la Regione: sbagliato l’atteggiamento dell’assessore
OLBIA. La riforma degli enti locali proprio non piace. Soprattutto in Gallura. Adesso è il consigliere comunale Pietro Spano (Pd 2) a sparare a zero contro la Regione. «Sono deluso dai modi con cui la giunta regionale sta gestendo il confronto – attacca Spano -. E sono inaccettabili il pressing a favore del voto e la scusa che ormai non c’è più tempo per le modifiche. D’altronde non mi risulta che gli amministratori sardi abbiano preteso la nascita dell’ennesimo provvedimento provvisorio. Ma l’atteggiamento che personalmente condanno più di altro è la reiterata minaccia di dimissioni da parte dell’assessore competente, qualora il dl non trovi consenso in Consiglio». Poi Pietro Spano continua. «In tempi non sospetti il deputato Gian Piero Scanu alzò il livello di allarme riguardo alle manovre politiche regionali. E per tutta risposta venne definito un liturgico della politica dal facile allarmismo – prosegue il consigliere, che si pone anche delle domande –. Perché è consentita un’area metropolitana, una nuova provincia del sud, ma non una vasta area metropolitana del nord munita di due porti e due aeroporti? Mi limito ad affermare che se non si farà un passo indietro ne vedremo veramente delle belle, a prescindere dalle dimissioni di uno o più assessori regionali. È infatti certo che saranno centinaia gli amministratori locali pronti a prendere decisioni drastiche». Pietro Spano lancia anche una proposta. «Questa legge, comunque, presenta palesemente profili di illegittimità per via del fatto che i sardi in quel referendum abrogativo si erano espressi a favore della soppressione delle province regionali. E la provincia del sud, menzionata nella proposta di riforma, non è altro che una provincia regionale – conclude il consigliere comunale -. Nel rispetto della legge Del Rio e Madia, sarebbe stato più che sufficiente riorganizzare i ruoli delle province attribuendo ad essere prevalentemente la gestione di discariche, istruzione e vie di comunicazione, sostituendo le rappresentanze politiche con la partecipazione a titolo gratuito dei soli cittadini dei territori, così come è avvenuto a grandi linee in Sicilia». (d.b.)