La Nuova Sardegna

Olbia

Malati di gioco d'azzardo: allarme in Gallura

Tiziana Simula
Slot machine, da gioco possono trasformarsi in un incubo
Slot machine, da gioco possono trasformarsi in un incubo

 La patologia colpisce  soprattutto gli uomini. Carai (Serd): Dipendenza grave e distruttiva

18 gennaio 2016
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OLBIA. Malati d’azzardo. Risucchiati in un meccanismo infernale che li spinge a giocare sempre più spesso e a puntare sempre più soldi nel vano tentativo di recuperare le perdite. Un’ossessione. Una dipendenza. «Il gioco d’azzardo non è un “passatempo”, ma una patologia grave, che va curata attraverso un trattamento psicoterapeutico o l’adesione ai gruppi di terapia», spiega il direttore del Serd, Servizio delle dipendenze dell’Asl di Olbia, Salvatore Carai. Un fenomeno dai dati allarmanti nell’isola e in Gallura.

Dati allarmanti. La Sardegna è la prima regione d’Italia per numero di slot machine (22 ogni 10mila abitanti). E la Gallura si piazza al secondo posto (dopo la provincia di Nuoro) in questa triste classifica (29 macchinette ogni 10mila abitanti). Questo, solo per quanto riguarda le slot machine. Ma l’isola è anche fra le quattro regioni in cui le famiglie arrivano ad investire il 10 per cento del proprio reddito nel gioco d’azzardo: si stima una spesa media di 1.500 euro a persona. «Oggi l’offerta sul gioco d’azzardo è vasta e a farne le spese sono i più fragili – spiega Carai –: una fetta di popolazione che, a rischio per motivi spesso legati a dinamiche familiari e d’ambiente, diventa “malata d’azzardo” fino a rovinare (e non solo economicamente) se stessa e i familiari»

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Dipendenza distruttiva. «Il loro – prosegue il direttore del Serd – è un comportamento persistente, ricorrente, ossessivo e compulsivo, che compromette le attività personali, familiari e lavorative. Da attività piacevole ed eccitante, può diventare una dipendenza grave e distruttiva (tossicomania legale senza sostanze stupefacenti). Può irrompere nella vita delle persone alterando il loro normale stile di vita, con gravi ripercussioni nell’ambito delle relazioni personali e familiari, e nel lavoro, determinando pericolose conseguenze economiche e legali».

380 richieste di aiuto. Sono state oltre 380 le richieste di aiuto arrivate fino a oggi al Serd da quando, nel 2004, sono stati istituiti al suo interno i Gruppi terapeutici rivolti a pazienti con disturbo da gioco d’azzardo patologico. Da allora sono state prese in carico 176 famiglie, coinvolte, insieme al giocatore, nel programma terapeutico. Attualmente sono una cinquantina i giocatori seguiti dai gruppi di terapia: hanno un’età tra i 20 ed i 65 anni, sono prevalentemente maschi, e fanno i lavori più disparati (dipendenti, liberi professionisti, artigiani e commercianti). Vengono seguiti da tre gruppi che si riuniscono due volte la settimana, condotti da medici e psichiatri psicoterapeuti, psicologi psicoterapeuti e assistenti sociali.

Malato di gioco. Il giocatore patologico solitamente non percepisce il suo comportamento come una malattia e lo giustifica come un “vizio”. «Ritiene, erroneamente, di poter smettere in qualsiasi momento – spiega ancora dottor Carai –. Sono invece quasi sempre i familiari dei “giocatori patologici” che, per primi, colgono i segni della patologia in atto e si rivolgono, dopo numerosi e vani tentativi di dissuasione, ad uno specialista come l’unica, e spesso l’ultima spiaggia, per riuscire a modificare un comportamento che ha portato la famiglia al dissesto economico, con un accumulo di ipoteche e debiti che, in alcuni casi, non potranno mai essere onorati».

Psicoterapia di gruppo. La psicoterapia di gruppo è uno degli strumenti più adeguati per affrontare questo tipo di dipendenza. Formulata la diagnosi e un programma terapeutico mirato, comincia per il giocatore e la sua famiglia un percorso lungo, teso a un profondo cambiamento nello stile di vita. Si formula anche un piano di rientro finanziario con una nuova gestione dei soldi attraverso la nomina di un tutor finanziario. «È essenziale – conclude Carai – la consapevolezza della malattia e la totale adesione al programma terapeutico».

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