La Nuova Sardegna

Olbia

Da centro di accoglienza a grande realtà

Un cammino cominciato 34 anni fa in via Ponchielli, poi il periodo trascorso a Porto Istana

17 febbraio 2016
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OLBIA. Era il 1982 quando don Andrea Raffatellu decise di dar vita all’Arcobaleno. All’inizio era soltanto un centro di accoglienza, quindi diventò una comunità diurna (un appartamento con cortile e falegnameria in via Ponchielli) e poi, nell’88, nacque a Porto Istana la comunità residenziale mista, che diventò in seguito solo maschile. «Accoglievamo i ragazzi che volevano liberarsi dalla droga, all’epoca - racconta don Andrea -, e le richieste erano talmente tante che non riuscivano a soddisfarle. Così aprimmo, nel 1990, una piccola comunità anche a Maltana mentre avevamo nel tempo acquisito un centro studi e un centro di accoglienza in via Andria che oggi è diventato un centro di inserimento. Una tappa obbligatoria, insomma, per chi deve entrare in comunità e per chi deve lasciarla alla fine del percorso. E’ lì che una volta al mese incontriamo le famiglie dei nostri ospiti, perché non ci occupiamo solo dei ragazzi. Il programma, perché porti a un buon risultato, deve essere fatto in gruppo».

Ma nel 2005, la comunità di recupero di Porto Istana, incontrò un ostacolo improvviso: venne sfrattata dalle suore «e allora fummo costretti ad ampliare la struttura di Maltana che, adesso, dopo tanti interventi, può contare su un migliaio di metri quadrati di strutture al coperto (compreso il grande corpo centrale da circa 600 metri quadrati) e quasi due ettari di terreno dove ci sono gli orti, le serre, il campo di calcetto, l’area con gli animali da cortile».

Da quando è nato l’Arcobaleno, sono stati migliaia e migliaia i colloqui fatti con chi voleva entrare in comunità, ma alla fine il traguardo è stato raggiunto da circa 700 giovani e non tutti sono arrivati alla fine. «Perché questa è l’ultima spiaggia, qui si fatica, ci sono severe regole da seguire. Qui arrivano i casi estremi, i più difficili. Ma noi ce la mettiamo tutta». (s.p.)

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