Data alle fiamme l’auto di un impresario
Via Braccu, distrutto il suv Mercedes del titolare di un’azienda edile. Gli attentatori ripresi dalla telecamera di un bar
OLBIA. “Hai sentito? Un altro attentato”. “No! Due in due giorni?”. “Sì, due in due notti. Siamo alle solite!”. Dialogo in un bar, ieri mattina. Dialogo un po’ in tutta Olbia. Perché quell’incubo - la pace della notte rotta dalle bombe o illuminata dalle fiamme - sembra ritornato.
Prima un avvocato, ora un imprenditore edile. E anche se i due fatti non sono collegati, come dicono i carabinieri, nel senso che non sono opera della stessa mano e che non sono inseriti nello stesso filone, la paura è di nuovo alta.
Un piccolo imprenditore edile, dunque. I carabinieri vogliono proteggere la sua identità, ma un’agenzia giornalistica ha dato il nome: Martino Panzitta, 32 anni, nato a Ozieri ma da tempo a Olbia. La sua auto, un suv della Mercedes, è stato dato alle fiamme in via Braccu, una traversa di via Petta, zona san Nicola. I fatti poco dopo la mezzanotte.
Inizialmente si era pensato a un cortocircuito. I vigili del fuoco, che hanno lavorato un’ora per domare le fiamme che hanno avvolto la Mercedes e in parte un’Alfa parcheggiata a fianco, non hanno trovato tracce che facessero pensare a un attentato.
La svolta è arrivata nella mattina di ieri. I carabinieri sono entrati in possesso di un video registrato dalla telecamera di un bar. E lì hanno visto quello che era successo nella notte.
Si vedono due uomini, vestiti con indumenti scuri, con il volto parzialmente coperto (non avevano il passamontagna), che si avvicinano alla Mercedes, che armeggiano nella parte anteriore della macchina. Poi, improvvisamente, una fiammata. Loro scappano, l’incendio comincia a bruciare l’auto.
La prova delle prove che si tratta di un attentato. Ora i militari, guidati dal capitano Saverio Aucello, stanno lavorando sul video per ripulirlo e renderlo quanto più “leggibile” possibile. Cercheranno altre registrazioni per capire chi possa essere arrivato in via Braccu e da dove.
I militari hanno sentito anche la vittima, cercando di capire se avesse avuto, da poco o da molto tempo, qualche segnale preoccupante: minacce, per esempio. Una pista su cui muoversi, insomma, per incrociare i dati.
Con la speranza, per gli inquirenti, di bloccare gli attentatori. Di impedire che le notti di Olbia, di nuovo, per l’ennesima volta nella storia recente della città, diventino terra di sfida alla serenità dei suoi abitanti, teatro di regolamenti di conti da far west.
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