Spacciava droga: in cella ma ora fa causa
Una donna di Olbia è finita nel carcere di Bancali per uno sbaglio nel cumulo delle pene inflitte dal tribunale di Napoli
OLBIA. La Corte d’appello di Napoli sbaglia i calcoli sulla pena inflitta ad una condannata per spaccio di droga e la spediscein carcere per 22 giorni. La donna, assistita dall’avvocato, ha riacquistato la libertà ieri l’altro ed ha denunciato alla procura della Repubblica di Tempio il Pm generale della Corte d’Appello di Napoli per sequestro di persona e rifiuto d’ atti d’ufficio. Una copia della denuncia è stata trasmessa dall’avvocato che segue il caso, il penalista Angelo Merlini, al Consiglio superiore della magistratura per gli eventuali provvedimenti disciplinari che potrebbero essere riscontrati a carico dell’alto magistrato. La vicenda che vede coinvolta Chiara D., 43 anni di Olbia, disoccupata e condannata in due circostanze, dal tribunale di Napoli, per detenzione e spaccio di droga, prende avvio nel 2012, quando la donna viene fermata a Torre del Greco con 100 grammi di “fumo” dalla polizia di Stato e, dopo un processo con rito abbreviato, condannata a 2 anni e 10 mesi di reclusione. La donna, mentre scontava la pena agli arresti domiciliari nella sua casa di Olbia, nel 2013 viene coinvolta in una operazione antinarcotici portata avanti dalla Dda di Napoli contro un cartello di spacciatori che fa capo ad una famiglia camorristica di Torre Del Greco. La donna, accusata d’aver ricevuto e “smistato” pacchi di hascisc e Marjiuana spediti dalla Campagna in Gallura a suo nome, decide di collaborare con la giustizia, facendo arrestare alcuni boss della Camorra e ottenendo per questo uno sconto di pena . Una condanna mite, quattro mesi che vengono sommati, in continuazione, ai due anni e 10 mesi già inflitti nel primo procedimento penale. Nel gennaio 2016 la procura generale di Napoli, nel fare il cumulo della pena, ritiene che la donna debba scontare ancora quattro mesi di carcere, la fa arrestare e accompagnare, per l’espiazione, al carcere di Bancali. Il legale che assiste da sempre al donna, il penalista Angelo Merlini fa presente, con documenti e istanze di revisione, che il calcolo matematico del cumulo di pena è sbagliato, ma ottiene una risposta sconcertante. Non avendo la documentazione completa sulle condanne, la procura generale ritiene che debba essere la detenuta a provare che il calcolo è errato. La donna, attraverso il suo legale, dimostra d’aver completato la fase detentiva e viene scarcerata. Ora chiederà al ministero, con una causa civile, il risarcimento dei danni morali per l’ingiusta detenzione, i 22 giorni trascorsi in una cella di Bancali.