La Nuova Sardegna

Olbia

Centro antiviolenza a rischio chiusura: Patrizia Desole scrive al governatore Pigliaru

Enrico Gaviano
Un'immagine simbolo di violenza sulle donne
Un'immagine simbolo di violenza sulle donne

"Senza fondi impossibile garantire la protezione alle vittime". Le presidente di Prospettiva donna minaccia lo sciopero della fame

25 luglio 2016
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OLBIA. Una lettera aperta al presidente della Regione Francesco Pigliaru. Così Patrizia Desole, consigliere comunale del Pd e presidente dell'Associazione antiviolenza Prospettiva donna di Olbia tenta di sbloccare una situazione diventata drammatica. Il centro di Olbia che ogni anno assiste centinaia di donne vittime di violenza, prevalentemente subìta in famiglia, e i loro figli, è a rischio chiusura. I fondi sono quasi finiti e la Regione, che pure ha varato una legge all'avanguardia nel 2008 ritoccata nel 2013, sembra essersi dimenticata di questa importante battagli, mettendo nei pasticci tutti i centri antiviolenza della Sardegna. A Olbia non sono stati erogati parte dei fondi del 2014, e tutti quelli del 2015. 

Facile capire che ora si lotta anche per procurare un pasto decente alle donne ospitate nella casa protetta. "Come pensate _ scrive Patrizia Desole _ si possa continuare a garantire i servizi e accogliere le donne in pericolo? E' chiaro che chiudere i centri significa assumersi la responsabilità della mancata tutela delle donne valutate a rischio, la cui accoglienza IMMEDIATA di solito ci viene chiesta dalle forze dell'ordine, dalle procure e dai servizi sociali? E allora che senso hanno i tavoli se non sostenete chi davvero lavora sul campo? Le proteggerete, come proposto, con una appplicazione per smartphone?"

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Una lettera accorata e dura al tempo stesso, che viene dopo un tavolo voluto dalla commissione regionale pari opportunità in cui più che le emergenze degli otto centri antiviolenza in cui è articolata la rete in difesa delle donne in Sardegna, si è parlato di altro "E'  emerso in quella sede _ scrive ancora Patrizia Desole _,e con nostro grande stupore, un arretramento, un tuffo nel passato teso a annullare e disperdere un grande patrimonio di diritti e strumenti a favore delle donne e dei loro figli vittime di violenza maschile e di genere.  Pensavamo che finalmente la voce dei Centri venisse ascoltata, invece, il loro ruolo è stato sminuito e delegittimato senza nessun confronto".

La lettera si conclude in maniera amarissima:" Non possiamo più attendere, le donne e i loro figli hanno bisogno di risposte tempestive e di un confronto con la parte politica, in caso contrario ci vedremo costrette a manifestare tutta la nostra indignazione e alcune di noi non esiteranno a mettere perfino a repentaglio la propria vita iniziando lo sciopero pacifico della fame davanti al Palazzo della Regione, perché la violenza sulle donne è una violazione dei diritti umani e chi uccide una donna uccide tutte noi!"

Va aggiunto sull'argomento, che la situazione della Sardegna non è dissimile da altre parti d'Italia. Nei giorni scorsi si sono levate le voci di diversi centri antiviolenza sparsi per l'Italia che vivono lo stesso problema dei centri sardi e di quello di Olbia in particolare. Sull'argomento è intervenuta anche la presidente della Camera Laura Boldrini. "E' fondamentale che i centri anti-violenza abbiano fondi _ ha dichiarato _. Occorre sbloccare i centri anti-violenza, so che la ministra Boschi sta lavorando su questo e credo che si riesca a sbloccare la situazione" visto che ci sono "fondi stanziati e non arrivati a destinazione.Non possiamo più permetterci ritardi - dice la presidente che si è soffermata a lungo sul tema della violenza sulle donne - senza centri non c'è nulla per aiutare le donne che fuggono dalla violenza e non possiamo permettere questo". Una emergenza comune che avviene proprio quando sia al governo nazionale che in quello sardo c'è il centrosinistra, da sempre in prima linea nella parità di genere e nella difesa della dignità delle donne. Una battaglia che invece la sinistra sembra non aver più voglia di lottare, venendo meno a uno dei principi fondamentali della propria politica. 

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