La Gallura dice no ai tagli: salvate Prospettiva Donna
Anche “Tempio libera” al fianco dell’associazione olbiese che rischia la chiusura «Da parte della Regione c’è un’attenzione insufficiente verso queste strutture»
OLBIA. La protesta si fa sempre più dura. Perché si devono difendere i diritti delle donne che ogni giorno scappano da una quotidianità fatta di abusi, aggressioni, minacce. Donne che trovano la salvezza solo in quei centri antiviolenza che, anche in Sardegna, rischiano la chiusura per mancanza di fondi. E così, ogni giorno, c’è una voce nuova, forte e determinata, che si fa sentire. Anche il gruppo di minoranza di Tempio guidato da Antonio Balata (“Tempio Libera”), è intervenuto dopo le allarmanti notizie sul mancato finanziamento dei centri.
«È sintomo di una insufficiente attenzione dell'amministrazione regionale - spiega “Tempio libera” – e, di conseguenza, dei partiti politici, su un problema gravissimo che oltre a interessare le donne vittime di abuso e violenza, coinvolge in maniera diretta i minori. Ci riferiamo a situazioni di violenza fisica, psicologica, sessuale e stalking; ma ci riferiamo anche alla violenza assistita, in cui le vittime sono i bambini. Nel nostro territorio questa funzione di salvaguardia sulle donne e di tutela dei loro figli viene svolta da 14 anni, con grande professionalità, dedizione e coraggio da Prospettiva Donna che scopriamo essere da anni privata dei finanziamenti necessari alla sopravvivenza, nel totale disinteresse di quegli esponenti politici che in ogni dibattito sono dalla parte delle donne, e dei minori, contro ogni forma di abuso e violenza. Non poter disporre in futuro di questo centro, sarebbe un grave danno per tutta la Gallura». Il gruppo di minoranza tempiese guidato da Antonio Balata ricorda anche che «gli operatori dei servizi sociali e sanitari, le associazioni di volontariato, le forze dell'ordine, operanti nei comuni galluresi, anche nel nostro, hanno spesso supportato donne-vittime attraverso l'invio al centro, dove hanno trovato l'ascolto professionale da parte di altre donne, la tutela legale, l'accoglienza nella casa, aperta nel 2008, nei casi in cui per l'elevato livello di pericolo, donne e bambini sono stati allontanati dalle loro abitazioni e dal paese d'origine: per tale servizio i comuni non hanno dovuto versare alcuna retta per l'ospitalità, come sarebbe accaduto nel caso di inserimento in strutture di altro tipo. Inoltre, attualmente nel nostro territorio, chi dovesse chiamare il numero pubblico di emergenza 1522 viene immediatamente indirizzato al centro Prospettiva Donna di Olbia che attua la presa in carico. Come si risponderà in futuro a queste donne? Riteniamo pertanto che le forze politiche e le amministrazioni comunali debbano svolgere una incisiva azione sulla Regione al fine di mantenere i meccanismi di finanziamento che consentono la sopravvivenza dei centri. Una realtà a cui non si può rinunciare». (s.p.)
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