La Nuova Sardegna

Olbia

Minorenne conteso, il padre si incatena

di Angelo Mavuli
Minorenne conteso, il padre si incatena

Clamoroso epilogo della battaglia giudiziaria tra genitori separati per l’affidamento del loro figlio di appena cinque anni

30 settembre 2016
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OLBIA. L’immagine è drammatica: un uomo di 44 anni, professionista olbiese, visibilmente sconvolto, incatenato sulla scalinata d’ingresso del palazzo di giustizia di Tempio. Mostra un cartello che chiede giustizia per se e per suo figlio, un bambino di cinque anni e mezzo avuto dalla sua ex compagna, riconosciuto legalmente al momento della nascita. L’uomo ha chiesto al tribunale di rivedere l’affidamento congiunto sostituendolo con un affidamento esclusivo sulla base di una serie di denunce presentate per violenze e abusi vari. Non vuole più attendere e per questo ha deciso di incatenarsi e mettere in piazza il dramma familiare.

Naturalmente è solo una parte della storia. L’altra metà la racconta l’avvocato Giommaria Uggias, difensore della mamma del piccolo, ex compagna dell’incatenato. «Il bambino è stato affidato dal tribunale a entrambi i genitori, con fissazione della residenza presso la madre, ma purtroppo da oltre un anno vive esclusivamente con il padre che si rifiuta di farlo vedere alla madre – spiega l’avvocato –. Il padre, pur avendo fatto opposizione al decreto, è stato condannato dal tribunale di Tempio per aver eluso l'esecuzione di un provvedimento di un giudice civile concernente l'affidamento dei minori». Inoltre, è anche pendente un procedimento (dal mese di luglio 2016 si sono tenute ben 3 udienze in cui è stato confermato l'affido condiviso del minore a entrambi i genitori con residenza presso la madre) in cui è stata disposta una consulenza tecnica per la verifica della situazione psicologica del minore e della capacità genitoriale del padre e della madre. «Già in passato – aggiunge l’avvocato Uggias – il padre aveva trattenuto illegittimamente il figlio presso di sé, violando il regime di affido condiviso, tanto che il tribunale per i minorenni di Sassari aveva cautelativamente deciso di sospendere la potestà genitoriale al fine di restituire il bambino alla madre. Altrettanto grave è il fatto che da oltre un anno il bambino non è stato accompagnato dal padre alla scuola materna, contravvenendo all’invito del tribunale».

Una storia, dunque, ben più complessa di quella che racconta l’uomo che ancora ieri sera era incatenato all’ingresso del palazzo di giustizia con l’intenzione anche di trascorrere lì la notte. «Ritengo questa mia protesta necessaria – è scritto in un documento distribuito ai passanti e consegnato anche ai carabinieri in borghese che sono intervenuti per verificare la situazione – per ottenere che altri giudici possano prendere in esame il mio fascicolo che, tra le altre cose, comprende denunce contro la mia ex compagna per violenza fisica da me subita in presenza del minore. Atti e denunce regolarmente depositati, scrive l’uomo, mai presi in considerazione dal giudice durante le tre udienze tenute sinora. Per questo ho deciso di intraprendere questa azione clamorosa e chiedere a gran voce giustizia per tutti». (m.b. e a.m.)

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