La Nuova Sardegna

Olbia

Ricostruita la morte degli italo brasiliani

di Giampiero Cocco
Ricostruita la morte degli italo brasiliani

La famiglia, composta da 4 persone, venne ospitata per un’opera di carità nello scantinato dove morirono annegati

16 novembre 2016
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TEMPIO. La fase dibattimentale nel processo aperto contro l’imprenditrice di Biella Nicolina Poggianti, 70 anni, accusata di omicidio colposo plurimo perché nella sua villetta di Arzachena morirono, a causa dell'alluvione del 18 novembre 2013, i quattro componenti di una famiglia di italo brasiliani, è proseguita ieri, con alcuni dei testi citati dall’accusa.

E’ emerso che la casa in cui trovarono la morte i quattro componenti del nucleo familiare ital09 brasliano, era stato concesso per un’opera di carità visto che i 4 non sapevano dove vivere non avendo sufficiente disponibilità finanziaria.

Nell’udeina di ieri ha deposto per primo il maresciallo Antonio Costantini, comandante della stazione dei carabinieri di Arzachena che ha spiegato cosa accadde, nel territorio di sua competenza la sera del 18 novembre scorso, al passaggio del ciclone Cleopatra. Lui e i suoi uomini erano impegnati nello sgombero delle persone e viabilità nella parte bassa del paese, impedendo alle auto il transito verso la circonvallazione ormai sommersa dalle acque esondate dal Rio San Giovanni. Sulla vicenda della morte dei quattro cittadini italo brasiliani – il padre Isael Passoni, 44enne, la moglie Cleide Mara Rodrigues e i due figli Weriston Isael e Laine Kellen Passoni, di 21 e 17 anni – , ritrovati all’indomani da una pattuglia dei vigili del fuoco che sin dalle prime luce dell’alba perlustravano i casolari e le villette rimaste sommerse dall’acqua dopo il passaggio del Ciclone Cleopatra, ha potuto dire ben poco, in quanto la sua attività si era limitata, ha spiegato a precisa domanda del difensore della donna indagata, l’avvocato Angelo Merlini, agli accertamenti sulla proprietà della casa e sulla abitabilità degli scantinati.

Il custode della villa di “Lu Mulino”, Andrea Fresi, è stato invece più circostanziato nella sua deposizione, in merito alla presenza dei quattro nell’abitazione della imprenditrice piemontese. Stando alle dichiarazioni dell’uomo al gruppo familiare, in procinto di lasciare l’italia per il Brasile, tanto che erano stati già pagati i biglietti per la partenza, fissata a dicembre, venne concesso a titolo gratuito e «per un’opera di carità cristiana» di occupare lo scantinato della villa in attesa della partenza.

In cambio la donna non avrebbe ottenuto nulla, tranne la gratitudine della famiglia italo brasiliana che non trovò scampo in quel seminterrato sommerso dalle acque. Il processo riprenderà il prossimo mese di luglio.

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