La Nuova Sardegna

Olbia

Olbia, ricorso al Tar contro il palazzone

di Serena Lullia
La simulazione del progetto del palazzone in via Genova
La simulazione del progetto del palazzone in via Genova

Il condominio di via Genova contesta il via libera del Comune all’edificio di 28 metri sul lungomare

27 dicembre 2016
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OLBIA. Un ricorso al Tar contro il palazzone di acciaio e cemento che si arrampicherà per 28 metri sul cielo di via Genova. Il condominio Genova e dieci proprietari di appartamenti hanno impugnato il via libera dato dal Comune in deroga al regolamento edilizio e l’ok paesaggistico della Regione. Chiedono al giudice amministrativo che annulli la delibera del Consiglio che autorizza la costruzione dell'immobile. Ritengono che il palazzo deturpi lo skyline della città. E che il progetto non abbia alcun interesse pubblico. La metà dell’edificio dovrà essere concesso ai privati.

Pugno nell'occhio. Tra le motivazioni alla base del ricorso presentato dallo studio Ballero, il palazzo di cemento, acciaio e vetro alto 28 metri rovinerebbe il panorama di Olbia, considerato di altissimo valore paesaggistico e tutelato dal ministero. In passato, si legge nel ricorso, progetti simili erano stati bocciati.

Mura romane. A un metro e mezzo dal piano di calpestio, nello spazio in cui bisognerebbe scavare per costruire il palazzo, ci sono le mura romane. In caso di ritrovamenti archeoleogici il cantiere dovrebbe essere fermato.

Addio cupola di San Paolo. Il nuovo edificio risulterebbe più alto degli altri che si trovano sul lungomare e cancellerebbe la visuale della cupola della chiesa di San Paolo dal mare.

Vicini vicini. Tra i motivi del ricorso c’è anche la distanza del nuovo palazzo dagli altri edifici. Dieci metri. «Qualora le distanze risultino inferiori all’altezza del fabbricato più alto – si legge nel ricorso –, sono maggiorate fino a raggiungere la misura dell’altezza stessa». Quindi 28 metri.

Interesse pubblico. Il Comune ha autorizzato la nuova costruzione per avere nuovi spazi da destinare a uffici pubblici. Ma la metà del palazzo, circa mille metri quadrati, verrà mantenuto in conto permuta dal privato che realizzerà tutta l’opera. 1000 saranno invece comunali.

Mini storia. Nel 2009 il Comune lancia un concorso di idee per riqualificare l’area dell’ ex Consorzio agrario. Dopo una battaglia portata avanti dall’Ordine degli architetti il bando viene revocato e ripubblicato. Alcuni requisiti richiesti facevano pensare a un bando ad personam. Nel 2010 viene proclamato il progetto vincitore. Appartiene al gruppo formato dalla A.I. Consulting; dagli ingegneri Giovanni Antonio Mura e Giosuè Tomasello; dall’ architetto Giovanni Antonio Spano. Il progetto definitivo approda al Settore pianificazione nel 2012 che ne chiede la modifica. Prevede un’altezza di 28,7 metri mentre il Piano di fabbricazione ne stabilisce 25 al massimo; ha una superficie utile massima di 2mila metri quadri contro i 760 di legge. I progettisti modificano la parte che riguarda le distanze. Per tutto il resto viene chiesta la deroga al regolamento edilizio. Accordata dalla maggioranza a settembre in Consiglio. Il Comune anticiperà 1 milione e 300mila euro per la progettazione e la direzione dei lavori. Il privato realizzerà tutta l’opera ma ne terrà metà per sè.

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