La Nuova Sardegna

Olbia

Scanu accusa: emergenza mal valutata

di Giampiero Cocco
Scanu accusa: emergenza mal valutata

Il deputato Pd: «La prefettura ignorava i dati dell’evento». Ivana Russu: «Unico allarme il giorno prima del disastro»

14 marzo 2017
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TEMPIO. La caotica giornata del 18 novembre 2013, quando il ciclone Cleopatra devastò mezza Sardegna, è stata rievocata ieri, al tribunale di Tempio, dai testi a difesa. Il primo ad essere chiamato è stato il deputato del Pd Gian Piero Scanu, che ha spiegato ai giudici come le operazioni di soccorso in quell’emergenza totale, affrontata dalle sole forze dell’amministrazione comunale di Olbia, un centinaio di uomini, e alle scarse forze dell’ordine presenti sul territorio, vennero mal valutate dalla prefettura di Sassari. «Intervenni, nel salone comunale dove sindaco e polizia locale e i responsabili locali della protezione civile locale coordinavano da ore le operazioni di soccorso alla popolazione – ha detto Giampiero Scanu, rispondendo alle domande dell’avvocato Nicola Di Benedetto, che assiste l’ex sindaco di Olbia Gianni Giovannelli – quando l’emergenza era ben chiara a tutti e si stava delineando il pesante bilancio delle vittime. Mi attivai, come era mio dovere di cittadino e rappresentate parlamentare del territorio, affinchè tutte le istituzioni preposte alla salvaguardia della cittadinanza fossero messe in campo. Ho dovuto, a più riprese, alzare i toni di voce e dare informazioni dettagliate al funzionario e al vice prefetto di Sassari i quali, ignorando per scarsità di dati che erano giunti ai loro uffici cosa stesse drammaticamente accadendo in Gallura, indirizzavano colonne mobili di intervento verso altre zone della provincia, non certamente gravate dal disastro che si era abbattuto in Gallura. Intervenni presso il Governo e i diversi ministeri avviando, favorito dal mio incarico dell’epoca di presidente della commissione difesa, le procedure per l’invio dei militari della Brigata Sassari, una decisione che nella fase successiva, quella degli interventi sul territorio, si rivelò indispensabile per l’alta professionalità dei nostri soldati, che furono accolti con gratitudine dalla popolazione». Il punto da chiarire, stando alle domande del difensore dell’ex sindaco Gianni Giovannelli (ieri presente in aula), era quello della attivazione della organizzazione di protezione civile cittadina, coordinata all’epoca dall’ ex assessore Ivana Russu, la quale ha detto che «il primo ed unico segnale di allerta da parte della protezione civile regionale, che all’epoca non dotato di un centro funzionale decentrato come gran parte delle regioni italiane, arrivo nel pomeriggio del 17 novembre, quando l’apparato della protezione civile cittadina composta da volontari coordinati da tecnici comunali, con l’ausilio della polizia locale, erano già in attività per via di diverse criticità venutesi a creare, a causa di un violento temporale, nell’area a rischio idrogeologico di Pittulongu. Il mattino del 18, dopo una riunione di giunta presieduta dal sindaco, venne adottata una delibera che stanziava le prime somme per gli interventi urgenti, quali utilizzo di ruspe e terne, mentre transenne venivano predisposte nelle vie a rischio di inondazione. Poi tutto precipitò dopo le 16, quando il ciclone si abbattè sulla città, causando allagamenti e morti». Il capo dell’ispettorato forestale di Tempio, Giancarlo Muntoni, ha invece spiegato i compiti assegnati ai suoi uomini sul territorio, il controllo di fiumi e delle zone ad alto rischio idrogeologico. Il processo riprenderà venerdì prossimo con altri testi a difesa.

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