La Nuova Sardegna

Olbia

Due olbiesi intraprendenti: vendevamo vino scadente ai marines americani

Matteo Pirina e Tore Moro negli anni Sessanta
Matteo Pirina e Tore Moro negli anni Sessanta

Matteo Pirina e Tore Moro da mezzo secolo si trascinano dietro questo soprannome: «Thank you», affibbiato per  gli affari con i militari Usa

18 marzo 2017
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OLBIA. Sono tutti e due olbiesi. Si chiamano Matteo Pirina e Tore Moro. Ed è da oltre cinquant'anni che, soprattutto il primo dei due, si trascinano dietro questo soprannome: «Thank you», oppure «Tenchiù», in un inglese più casereccio. Il motivo è legato alla storia dei marines di stanza a Cala Sassari. Tra il 1964 e il 1965 Matteo Pirina e Tore Moro, due amici con una innata passione per gli scherzi, ai tempi ventenni, avevano architettato un efficace piano per approfittare della presenza degli americani che si esercitavano per le missioni in Vietnam. «Perché thank you? Perché non sapevamo dire altro e così ci siamo beccati questo soprannome - racconta Matteo Pirina -. Comunque, avevamo notato che questi americani, potendo, si sarebbero bevuti anche il gasolio. Quando venivano a Olbia giravano i bar e si prendevano delle gigantesche sbronze. Una volta uno di loro aveva bevuto talmente tanto da andare sbattere con la jeep alla sbarra del passaggio a livello». Insomma, le basi per un colpo di genio c'erano tutte. «Quindi innanzitutto comprovamo del vino di bassa qualità da un grossista in città - ricorda Tore Moro, che lavorava in una boutique -. Poi andavamo dagli americani e glielo rivendevamo a sette o otto volte il prezzo reale. Ci pagavano in dollari. Oppure in cambio ci davano stecche di sigarette».

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Ai marines, ignari della fregatura, non sembrava vero. Impazzivano per il vino sardo e avrebbero speso qualsiasi cifra per scolarsi qualche litro in tenda. «Arrivavamo in macchina, una Fiat Seicento, aprivamo il cofano e loro correvano da noi - aggiunge Matteo Pirina, meccanico -. Sbucavano con la tuta mimetica addosso e con i rami in testa, che utilizzavano per nascondersi tra la vegetazione. Ormai li conoscevamo, in alcuni periodi ci andavamo anche tutti i giorni». Tra olbiesi e americani ci si scambiava poche parole. Al massimo un «Tenchiù» per sigillare la compravendita clandestina. «A Cala Sassari sono venuti per diversi anni, si esercitavano simulando prove di sbarco, come quello in Normandia - spiega Tore Moro -. Fisicamente erano il doppio di noi. C'erano anche tanti ragazzi di colore, che praticamente noi non avevamo mai visto. Ricordo che quando venivano a Olbia bevevano tantissimo, certe volte scoppiavano anche delle risse. Bevevano vino come fosse acqua». Storie che facevano il giro di tutta la città. «Erano bei tempi, ci divertivamo. Adesso speriamo solo che non ci venga a cercare Trump per vendicarsi di quel vino venduto ai marines...», se la ride ancora oggi Tore Moro. (d.b.)

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