La Nuova Sardegna

Olbia

Rampa da demolire cresce il coro di no

Rampa da demolire cresce il coro di no

Demuru si schiera con il comitato di quartiere contrario: «La chiesi io nel 2013 ma la situazione da allora è cambiata»

09 maggio 2017
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OLBIA. Tre anni fa era un demone da abbattere senza ripensamenti. Oggi per molti è un gigante di cemento più pericoloso nell’aspetto che nella sostanza. La rampa del Nespoli sarà demolita a breve. Il Comune ha assegnato l’appalto a una impresa di Genova attuando così uno degli elementi chiave del Piano Mancini. La demolizione delle “opere incongrue”. Il comitato di quartiere di zona Bandinu ha chiesto al sindaco di non buttare giù la rampa perché creerebbe un disagio alla viabilità. Una tesi che viene sposata anche dal geometra Andrea Demuru, ideatore della soluzione alternativa al Piano Mancini e suo principale oppositore. «Sono stato il primo a sostenere quell’esigenza in una lettera che avevo inviato all’allora sindaco Gianni Giovannelli subito dopo il passaggio del ciclone Cleopatra – spiega Demuru –. Qualcuno potrebbe pensare che possa sentirmi appagato nel vedere la demolizione appaltata, ma non è così. Nel frattempo sono intervenuti altri fatti. Ricordo che nei primi incontri pubblici con il professor Mancini si disse che le demolizioni, e non solo quelle allo sfocio nel mare di Via Redipuglia e del Porto Romano, sarebbero state fatte per ultime. Prima secondo loro dovevano essere realizzare le vasche di laminazione. La demolizione integrale della rampa, a mio parere, non tiene conto di due elementi importanti: il primo è che i canali, con l’acqua fuori da Olbia come previsto nel nuovo piano del rischio della giunta Nizzi, non verranno più allargati. Il secondo è che di conseguenza, la “piena” del Siligheddu in corrispondenza della rampa del Nespoli, raddoppiata la luce della campata demolendo solo il pilone centrale, avrebbe minori difficoltà a essere smaltita di quante ne avrebbe al ponte di ferro, a poca distanza dalla rampa del Nespoli. In questa situazione l’esigenza più volte espressa di disporre urgentemente di un piano d’insieme condiviso e approvato, prima di parlare di interventi importanti come la demolizione della rampa sarebbe più che mai necessario». In realtà a oggi l’unico piano del rischio idraulico resta il Mancini. Del piano Nizzi esiste solo una proposta virtuale. La commissione di tecnici incaricata di scegliere lo studio migliore tra i 12 presentati per partecipare alla gara da 200mila euro, non ha ancora assolto l’incarico. Intanto le opere del Piano Mancini proseguono su due binari: da un lato le vasche di laminazione, dall’altro la demolizione dei ponti tappo, tra cui la rampa del Nespoli. (se.lu.)

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