Fasolino: sì alla valorizzazione del semaforo
di Tiziana Simula
Golfo Aranci, il sindaco d’accordo con la Regione. «Ma si dia importanza alla scoperta di Marconi»
29 giugno 2017
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GOLFO ARANCI. Il Comune ci ha provato più di una volta a chiedere alla Conservatoria delle coste di averlo in concessione. Poco importa se il semaforo di Capo Figari ora diventerà un hotel. «Ciò che ci interessa è che venga recuperato e valorizzato, tenendo in considerazione l’importanza storica di quel faro, il significato che ha avuto per l’umanità l’esperimento fatto lì da Guglielmo Marconi», dice il sindaco di Golfo Aranci, Giuseppe Fasolino. La notizia che la Regione e l’Agenzia del demanio daranno in concessione per 50 anni attraverso un bando, dieci fari dell’isola, è stata accolta con favore dal primo cittadino gallurese e consigliere regionale di Forza Italia. «Due cose sono fondamentali, però – rimarca –: che la Regione coinvolga il Comune nella programmazione e che la presenza dell’Agenzia del demanio non tolga autonomia alla Regione e dia importanza al parere dei comuni».
Quale sarà il futuro del semaforo di Capo Figari non si sa. Di sicuro, bisogna fare presto per salvarlo dal degrado in cui è precipitato da tempo, al pari degli altri fari che saranno messi all’asta. Un pezzo di storia che dovrà convivere con una nuova vita, rafforzando l’offerta turistica del territorio.
«Dev’essere valorizzato evidenziando la sua importanza storica». Perché è lì, a 340 metri di altezza, sul punto più alto del promontorio di Capo Figari, che Guglielmo Marconi ebbe una geniale intuizione che cambiò il futuro dell’umanità. L’11 agosto 1932, nel semaforo della marina militare (risalente ai primi del 1900), Marconi sperimentò l’invio di segnali a onde corte per radiocomunicazioni riuscendo a collegarsi con Rocca di Papa, a Roma, tramite la nave Elettra che era in navigazione nelle acque di Golfo Aranci.
Capo Figari è ancora oggi ricordato, e non solo dagli storici, proprio per i primi esperimenti e la messa a punto dei ricetrasmettitori a onde corte e ultracorte che aprirono la strada a successive scoperte come il radar, la televisione e il cellulare. Una scoperta scientifica che ha cambiato il mondo.
Ma oggi il sito che sorge sulla vetta del promontorio è in preda alla fatiscenza. «Abbiamo fatto diverse richieste per averlo in concessione, cosa impossibile perché era in capo alla Conservatoria delle coste che non poteva alienare i beni». Ora il passaggio alla Regione che rende i siti disponibili, affidandoli con un bando ai privati perché li rendano sicuri e fruibili.
Un anno fa, per salvare dall’incuria il semaforo di capo Figari c’era stata anche una raccolta di firme nell’ambito del progetto promosso dal Fai (Fondo ambiente italiano) “I luoghi del cuore”. Insieme al semaforo di Capo Figari finiranno all’asta anche il faro di Capo Comino, a Siniscola, quelli sulle isole di Razzoli e Santa Maria, nell’arcipelago della Maddalena, Capo d’orso, a Palau, Capo Sperone, Sant’Antioco, ex stazioni di Punta Scorno, all’Asinara, Marginetto-La Maddalena, Capo Ferro ad Arzachena e Punta Falcone sulle scogliere di Santa Teresa di Gallura.
Quale sarà il futuro del semaforo di Capo Figari non si sa. Di sicuro, bisogna fare presto per salvarlo dal degrado in cui è precipitato da tempo, al pari degli altri fari che saranno messi all’asta. Un pezzo di storia che dovrà convivere con una nuova vita, rafforzando l’offerta turistica del territorio.
«Dev’essere valorizzato evidenziando la sua importanza storica». Perché è lì, a 340 metri di altezza, sul punto più alto del promontorio di Capo Figari, che Guglielmo Marconi ebbe una geniale intuizione che cambiò il futuro dell’umanità. L’11 agosto 1932, nel semaforo della marina militare (risalente ai primi del 1900), Marconi sperimentò l’invio di segnali a onde corte per radiocomunicazioni riuscendo a collegarsi con Rocca di Papa, a Roma, tramite la nave Elettra che era in navigazione nelle acque di Golfo Aranci.
Capo Figari è ancora oggi ricordato, e non solo dagli storici, proprio per i primi esperimenti e la messa a punto dei ricetrasmettitori a onde corte e ultracorte che aprirono la strada a successive scoperte come il radar, la televisione e il cellulare. Una scoperta scientifica che ha cambiato il mondo.
Ma oggi il sito che sorge sulla vetta del promontorio è in preda alla fatiscenza. «Abbiamo fatto diverse richieste per averlo in concessione, cosa impossibile perché era in capo alla Conservatoria delle coste che non poteva alienare i beni». Ora il passaggio alla Regione che rende i siti disponibili, affidandoli con un bando ai privati perché li rendano sicuri e fruibili.
Un anno fa, per salvare dall’incuria il semaforo di capo Figari c’era stata anche una raccolta di firme nell’ambito del progetto promosso dal Fai (Fondo ambiente italiano) “I luoghi del cuore”. Insieme al semaforo di Capo Figari finiranno all’asta anche il faro di Capo Comino, a Siniscola, quelli sulle isole di Razzoli e Santa Maria, nell’arcipelago della Maddalena, Capo d’orso, a Palau, Capo Sperone, Sant’Antioco, ex stazioni di Punta Scorno, all’Asinara, Marginetto-La Maddalena, Capo Ferro ad Arzachena e Punta Falcone sulle scogliere di Santa Teresa di Gallura.