La Nuova Sardegna

Olbia

Pronto soccorso in tilt, politica in campo

Pronto soccorso in tilt, politica in campo

Ogni giorno si registrano 180 ingressi che il personale non riesce a smaltire se non dopo lunghe ore di attesa dei pazienti

06 agosto 2017
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OLBIA. Il traffico al Pronto soccorso è da autostrada in pieno esodo estivo. Le ambulanze fanno vai e vieni con un ritmo al limite dell’isteria. All’accettazione si distribuiscono i colori dell’emergenza. Bianco, giallo, verde. In base alla nuance del proprio male ci si mette in fila ad aspettare. Ore e ore. Medici e infermieri cercano di sdoppiarsi e triplicarsi per stare dietro a tutti. Ma l’obiquità in corsia non è ancora arrivata. I camici sono pochi. Ogni giorno entrano al Pronto soccorso 160-180 persone. Molti sono codici gialli e rossi, quindi gravi. Prima del trasferimento dei pazienti nel reparto di Medicina, spesso le barelle stazionano al Pronto soccorso per lungo tempo. Una condizione di grande difficoltà che scuote anche la coscienza della classe politica. Con una mozione il consigliere regionale dell’Uds, Giovanni Satta, primo firmatario del documento insieme ai colleghi Gaetano Ledda e Alfonso Marras, impegna il presidente della Regione Francesco Pigliaru a prendere provvedimenti urgenti per garantire una prestazione qualificata ai pazienti attraverso l’assunzione di personale medico e paramedico.

Numeri record. «Nelle 24 ore – scrive Satta nella mozione – si registrano al Pronto soccorso di Olbia circa 160-180 ingressi che determinano un intasamento a cui la struttura non è in grado di rispondere in maniera ottimale, a causa del sottodimensionamento numerico e anche per l’insufficienza del numero di posti letto del reparto di Medicina». Satta ricorda che al già numero elevato di pazienti adulti si aggiungono i giovani tra i 15 e i 18 anni. «Da qualche mese, anziché essere inviati nel reparto di Pediatria – dichiara – sono costretti ad attendere i necessari interventi al Pronto soccorso con i problemi e i disagi che ne conseguono».

Direzione unica. Anche le Guardie mediche, secondo quanto denuncia il consigliere regionale dell’Uds, non essendo strutturate per interventi di un certo tipo «inviano i pazienti al Pronto soccorso dell’ospedale Giovanni Paolo II».

Poco personale. Troppo facile andare al Pronto soccorso, arrabbiarsi perché si invecchia in sala di attesa prima di essere visitati e prendersela con medici e infermieri. Il personale ha numeri da grande depressione e le prime denunce del sindacato risalgono ad aprile del 2017, prima che la stagione travolgesse come ogni anno il Pronto soccorso con cifre da grande città. Il sindacato denunciò anche le difficoltà che incontrano i lavoratori a operare in modo corretto «dovendo sopperire, responsabilmente, a carenze organizzative che mettono in serio pericolo l'incolumità dei pazienti. Appare evidente che ci siano condizioni di estrema urgenza per un intervento immediato della Regione», conclude Satta. (se.lu.)

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