La Nuova Sardegna

Olbia

Tentata estorsione: due a processo

di Tiziana Simula
Tentata estorsione: due a processo

A giudizio l’ex comandante dei carabinieri e il capo del market della Us Navy

16 marzo 2018
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LA MADDALENA. La vicenda datata 2007 aveva destato molto scalpore nell’isola, dove un anno dopo chiuse la base americana. Nell’inchiesta su una serie di furti commessi nello spaccio della Us Navy condotta dalla guardia di finanza di Olbia e dagli specialisti del Naval criminal investigative service (Ncis) della Marina militare degli Stati Uniti, erano finiti nove dipendenti civili della base, tutti accusati di furto e associazione a delinquere. Durante le perquisizioni era stata recuperata merce per circa 2 milioni di euro. Nella rete degli investigatori finirono anche l’ex comandante della stazione dei carabinieri della Maddalena Attilio Mele, accusato di tentata estorsione e il capo dello spaccio americano, Antonio Carmine di Martino, anche lui accusato di tentata estorsione, oltre a furto e associazione a delinquere. Ieri, il gup del tribunale di Tempio Giuseppe Grotteria ha dichiarato prescritti i reati di furto e associazione a delinquere. Sono stati invece rinviati a giudizio solo per tentata estorsione, l’ex comandante dei carabinieri Attilio Mele e il responsabile del market militare Antonio Carmine Di Martino. «È un processo affetto da numerose nullità, dove il nulla è stato chiuso con una prescrizione a 11 anni dai fatti. La contestazione di un ipotetico tentativo di estorsione sarà ribaltato a dibattimento, dove gli imputati faranno valere tutte le loro ragioni», ha commentato a fine udienza l’avvocato Luca Montella che difende Mele insieme all’avvocato Pietro Diaz, e Di Martino, oltre agli accusati di furto. «Non c’è stato nessun furto, i dipendenti civili avevano una carta prepagata in dollari per fare acquisti nello spaccio», ha spiegato il legale. Per loro ora l’accusa è caduta. Dovranno invece difendersi dalla tentata estorsione ai danni della Us Navy, l’ex comandante dei carabinieri e Di Martino.

Al centro dell’accusa un video “piccante” con protagonista una soldatessa. Secondo l’accusa, i due cercarono di costringere il comandante della base statunitense a garantire gli stipendi fino al 2008 a Di Martino. Per far questo Di Martino avrebbe minacciato, alla presenza di Mele, di divulgare il filmato. Il video era stato consegnato da Mele al comandante della base.

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