La Nuova Sardegna

Olbia

Ad Arzachena servono nuove opere

Il Comune: «Grandi passi in avanti, ma dobbiamo andare oltre la manutenzione»

18 novembre 2018
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ARZACHENA. Gli interventi di mitigazione realizzati in un lustro oggi ad Arzachena potrebbero evitare effetti tragici come quelli che potrebbe produrre un evento meteo devastante simile al ciclone Cleopatra del 2013. Ne sono convinti il sindaco Roberto Ragnedda e gli amministratori. Quel tragico 18 novembre la famiglia brasiliana Passoni fu spazzata via dalla furia dell'acqua. I danni sul territorio furono di oltre 3milioni di euro, una decina le famiglie sfollate, 26 le attività produttive messe in ginocchio dall'onda di fango e acqua, 38 chilometri di strade dissestate e 6 ponti crollati. «In questi anni sono state eseguite importanti bonifiche, soprattutto nelle aree a maggiore rischio di esondazione – spiega il primo cittadino –. Come quelle adiacenti al rio San Giovanni, la località Lu Mulinu e la circonvallazione. Di fronte a eventi improvvisi e di portata eccezionale non si può essere mai abbastanza preparati, ma la pulizia costante dei fiumi che attraversano Arzachena consente lo scorrimento di notevoli flussi d'acqua, contenendo un allagamento eccessivo delle zone circostanti, come invece era successo cinque anni fa». Non solo manutenzioni e prevenzione. «Servono anche opere – afferma l'assessore dei Lavori pubblici, Fabio Fresi –. La Regione ha già stanziato 1milione di euro per l'ampliamento del ponte che attraversa il rio San Giovanni lungo la circonvallazione. Entro quest'anno sarà assegnato l'incarico del progetto». Per la messa in sicurezza di ponti e strade servirebbero 20milioni di euro, ha stimato il Comune nella relazione inviata al ministero. «Sono previsti interventi per 300mila euro per il rifacimento dei due ponti vicino all'Alberghiero e all'uscita della circonvallazione – dice l'assessore della Protezione civile, Alessandro Careddu –. Da quando ci siamo insediati il Comune ha investito oltre 150mila euro sul fronte delle manutenzioni. Rispetto a 5 anni fa è cambiato il modo di affrontare e gestire l’emergenza». (w.b.)

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