La Nuova Sardegna

Olbia

Daniele artigiano-scrittore che intreccia fili e storie

di Walkiria Baldinelli
Daniele artigiano-scrittore che intreccia fili e storie

Dopo aver viaggiato per il mondo da operatore turistico è tornato a Santa Teresa Sotto il faro di Capo Testa vende le sue creazioni simbolo dell’unione dei popoli

27 ottobre 2019
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SANTA TERESA. Artigiano del macramé e della parola. Daniele Occhioni, 37 anni, ogni giorno, da aprile a ottobre, fa la spola tra lo stazzo di Caresi e Capo Testa. Piazza la sua bancarella a pochi passi dall'ingresso del faro. Osserva i volti di centinaia di turisti in visita in uno dei luoghi più suggestivi del paese che lo guardano mentre crea originali braccialetti e collane con l’antica tecnica araba del macramé. Un'arte preziosa di fili intrecciati: può essere appresa, eseguita e tramandata solo con l'utilizzo delle mani, non con le macchine industriali tessili. «Il mio corpo è il telaio – spiega Daniele, stringendo tra le ginocchia il capo di una collana in lavorazione e muovendo velocemente le dita –. Ho perfezionato la tecnica utilizzando fili cerati. L’ho imparata in Messico tre lustri fa, in uno dei miei tanti viaggi per il mondo». La strada è sempre stata una maestra di vita per il giovane artigiano teresino. Non solo per il suo lavoro, è una fonte di ispirazione per la scrittura. Lo scorso anno ha pubblicato il thriller “La notte delle ciliegie”. Un romanzo in cui le vite dei protagonisti si intrecciano con quelle dei luoghi vissuti: la Sardegna, con tanti riferimenti a Santa Teresa e Barcellona, terre di migranti. «Un viaggio nel viaggio, la vita è l'arte dell'incontro», dice Daniele.

Cresciuto nello storico quartiere di Santa Lucia, a Santa Teresa, negli ultimi quindici anni ha vissuto tra Europa, America Latina, Asia e Africa. E ha tante storie da raccontare. Delle 38 ore passate su un bus in Argentina per raggiungere Ushuaia, nell'arcipelago della Terra del fuoco, nota come “la fine del mondo”. O della volta in Africa, tra leoni, giraffe e cammelli. Dei deserti infiniti. «E dei tramonti da favola, come questo a Capo Testa – dice mentre il sole sta per inabissarsi dietro al faro –. Ho trovato la mia strada e le mie radici 15 anni fa, dopo aver abbandonato quella di tour operator. Ho girato tanto, ma poi sono tornato qua. Non vivrei in nessun altro luogo se non a Santa Teresa».

Ci sono scelte nella vita di ogni uomo che cambiano la sua storia. «È una questione di istanti – scrive nel suo romanzo –. Spetta a ognuno saper cogliere l'attimo. Bisogna saper ponderare in fretta e agire al meglio. Farlo con la speranza di non sbagliare. È per questo che nessuno dovrebbe fare programmi a lungo termine. Le aspettative spesso non si realizzano. Creano illusioni istantanee, future delusioni. Covano il rischio immenso di perdere tutto quello che si desidera». Daniele è una fucina di idee. Sta già lavorando al suo secondo romanzo, il primo lascia aperta una finestra sul mondo. «I viaggi – conclude l’artigiano-scrittore –, mi hanno insegnato ad amare le differenze tra i popoli, valore che in questo particolare momento storico travalica i nostri confini isolani».

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