La Nuova Sardegna

Olbia

Olbia, svolta sull'incidente mortale: «La Procura riapra subito l’inchiesta»

Marco Bittau
Olbia, svolta sull'incidente mortale: «La Procura riapra subito l’inchiesta»

La difesa presenta una dettagliata consulenza: Paolo Pau ha urtato con lo scooter contro un ponticello non segnalato

17 novembre 2019
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OLBIA. Paolo Pasqualino Pau aveva solo 29 anni quando era volato fuori strada con la sua Vespa in via Mincio, a Cabu Abbas. Era buio e quella strada-trappola non gli aveva dato scampo: morto sul colpo. Erano le tre e mezzo del mattino del 25 ottobre del 2015, e da quel momento il padre del giovane, Antonio Pau, non si è dato pace. Chi o cosa ha causato la morte del figlio Paolo? Così Antonio Pau non si è fermato davanti a un’indagine lunga e difficile per accertare la pericolosità di una strada comunale ma affidata alla manutenzione del consorzio industriale Cipnes. Non si è fermato neanche di fronte all’archiviazione frettolosa disposta dal gip del tribunale di Tempio il 1° luglio 2016. E tanto meno si è fermato di fronte a un’offerta di risarcimento danni da parte della compagnia di assicurazioni avanzata il 29 maggio scorso. Oggi la svolta, una istanza presentata alla Procura di Tempio dal suo avvocato, Abele Cherchi, per la riapertura dell’inchiesta con 5 indagati: il direttore del Cipnes Aldo Carta, l’ex sindaco Gianni Giovannelli e i dirigenti dei due enti Gabriella Palermo, Costantino Azzena e Gabriele Filigheddu.

Presupposto dell’istanza è il meticoloso lavoro di indagine svolto dall’avvocato Cherchi che si è avvalso di un consulente tecnico di parte, Giovanni Lippi, ingegnere trasportista. Il risultato è clamoroso: contrariamente a quanto ritenuto sinora, Paolo Pasqualino Pau non è volato fuori strada con la sua Vespa Piaggio a causa di una delle tante buche sulla strada dissestata. Al contrario, l’urto violentissimo è stato contro un ponticello basso sul margine destro della carreggiata, costeggiata da una cunetta dove defluisce l’acqua. Tutto rigorosamente non segnalato (solo dopo l’incidente erano stati apposti dei paletti con il catarifrangente). Non solo, la relazione del consulente tecnico mostra chiaramente come via Mincio sul punto dell’incidente vira bruscamente a sinistra ingannando – soprattutto al buio – motociclisti o automobilisti che la percorrono e che, improvvisamente, si trovano di fronte il ponticello per attraversare la cunetta. Una struttura massiccia, bassa ma non abbastanza da evitare un urto violento. Praticamente il cordolo di un marciapiede. Proprio contro quel “muretto” sarebbe andato a sbattere Paolo Pau con il suo scooter, finendo poi catapultato sull’asfalto.

Insomma, quella strada, soprattutto al buio, era ed è ancora una trappola. A queste conclusioni è giunto l’avvocato Abele Cherchi, forte anche delle ripetute segnalazioni fatte da cittadini che lamentavano proprio le condizioni di pericolo di quella strada. Così la richiesta alla Procura di Tempio affinché richieda al gip del tribunale l’autorizzazione a riaprire l’inchiesta e successivamente richiedere allo stesso giudice il rinvio a giudizio delle cinque persone indagate.

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