«Siamo cittadini di serie B: per noi nessun indennizzo»
di Roberto Petretto
Il caso ancora irrisolto di un imprenditore di Padru Nell’alluvione del 2009 un danno stimato in 640mila euro
24 novembre 2019
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PADRU. Ogni volta che in qualche parte d’Italia (e accade sempre più spesso) nubifragi e alluvioni creano danni, nell’animo di Antonio Mura, imprenditore di Padru, si risveglia una rabbia accumulata in dieci anni. Tanti ne sono passati, infatti, da quando l’azienda di Antonio Mura è stata devastata dalle acque del fiume Lerno, gonfiato da piogge eccezionali. Era il 24 settembre del 2009. Dieci anni in cui Antonio Mura ha fatto eseguire perizie su perizie per quantificare e certificare i danni subiti. Da allora non ha ricevuto un centesimo. Solo una nuova alluvione, quella del Ciclone Cleopatra del 2013, che però dalle parti della sua azienda fu meno devastante. In questi giorni in cui sui tg sfilano le immagini della devastazione dell’acqua alta a Venezia o delle alluvioni a Matera o in Liguria le ferite, mai completamente guarite, riprendono a sanguinare. «Siamo cittadini di serie B - grida Mura tormentando con le mani la cartella in cui custodisce tutti i i documenti accumulati in questi anni -. A Venezia hanno promesso 20mila euro subito per le attività danneggiate. E noi? Chi si ricorda dei danni che abbiamo subito qui?».
Antonio Mura oggi ha 67 anni e la voglia di combattere è ancora forte, ma la delusione e la rabbia sono ormai allo stesso livello. Le acque del fiume Lerno, il 24 settembre del 2009, devastarono la sua azienda, un’officina e un’area di rimessaggio per barche e roulottes. Danni stimati da un perito in 640mila euro. Rimborsi e indennizzi pari a una cifra facile da ricordare: zero
In questo arco di tempo Mura ha scritto un po’ a tutti: ai presidenti del Consiglio e della Repubblica, alla Regione, alla Provincia, al prefetto, all’ente di controllo. «Non ho scritto a Gesù Cristo, ma solo perché non ho l’indirizzo - ironizza amaramente - spiega l’imprenditore -. Mi hanno risposto soltanto Sergio Mattarella e il sindaco di Padru. Dopo l’intervento del Presidente della Repubblica sono stato convocato dal prefetto di Sassari, ma in pratica mi è stato detto che non si poteva far nulla e che avrei dovuto farmi assistere da un avvocato. Il sindaco di Padria è l’unico che si è impegnato. Nei giorni scorsi mi ha detto che si interverrà per ripulire l’alveo del fiume». Ma per i danni del passato non si vede soluzione.
Ai 640mila euro di danni del 2009 se ne aggiungono un centinaio per l’alluvione del 2013: «Mi avevano promesso 40mila euro, me ne hanno dati meno di 20 mila di cui, tolte le spese, me ne sono rimasti forse 4mila».
E ora incombono le cartelle esattoriali con le tasse da pagare. La speranza è affidata a una diffida inviata dal legale di Mura, l’avvocato Enrico Cossu, alla Regione. Ma le esperienze di questi anni stanno facendo esaurire la carica di speranza dell’imprenditore di Padru.
Antonio Mura oggi ha 67 anni e la voglia di combattere è ancora forte, ma la delusione e la rabbia sono ormai allo stesso livello. Le acque del fiume Lerno, il 24 settembre del 2009, devastarono la sua azienda, un’officina e un’area di rimessaggio per barche e roulottes. Danni stimati da un perito in 640mila euro. Rimborsi e indennizzi pari a una cifra facile da ricordare: zero
In questo arco di tempo Mura ha scritto un po’ a tutti: ai presidenti del Consiglio e della Repubblica, alla Regione, alla Provincia, al prefetto, all’ente di controllo. «Non ho scritto a Gesù Cristo, ma solo perché non ho l’indirizzo - ironizza amaramente - spiega l’imprenditore -. Mi hanno risposto soltanto Sergio Mattarella e il sindaco di Padru. Dopo l’intervento del Presidente della Repubblica sono stato convocato dal prefetto di Sassari, ma in pratica mi è stato detto che non si poteva far nulla e che avrei dovuto farmi assistere da un avvocato. Il sindaco di Padria è l’unico che si è impegnato. Nei giorni scorsi mi ha detto che si interverrà per ripulire l’alveo del fiume». Ma per i danni del passato non si vede soluzione.
Ai 640mila euro di danni del 2009 se ne aggiungono un centinaio per l’alluvione del 2013: «Mi avevano promesso 40mila euro, me ne hanno dati meno di 20 mila di cui, tolte le spese, me ne sono rimasti forse 4mila».
E ora incombono le cartelle esattoriali con le tasse da pagare. La speranza è affidata a una diffida inviata dal legale di Mura, l’avvocato Enrico Cossu, alla Regione. Ma le esperienze di questi anni stanno facendo esaurire la carica di speranza dell’imprenditore di Padru.