La Nuova Sardegna

Olbia

Dipendenti ex Meridiana nella palude del tribunale

di Serena Lullia
Dipendenti ex Meridiana nella palude del tribunale

Da anni contestano i licenziamenti ma i processi non arrivano mai a conclusione Il sindacato Usb: «Il giudice ieri si è riservato di decidere per i primi 23 lavoratori»

28 novembre 2019
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OLBIA. Nel tunnel in cui sono finiti tre anni fa anche il minimo bagliore lascia accesa la speranza per i dipendenti ex Meridiana Fly. Almeno per quei primi 23 lavoratori che contestano il licenziamento come illegittimo e discriminatorio e per i quali il giudice si è riservato di decidere. Ieri gli avvocati che per conto del sindacato Usb seguono le cause, Sergio Galleano ed Enzo De Michele hanno potuto discutere la causa. «Dopo reiterate istanze siamo arrivati alla discussione – spiega Galleani –. Il giudice si è riservato e si pronuncerà nei tempi normali, solitamente uno o due mesi». Ieri l’incontro del sindacato Usb con i lavoratori. Un momento importante per fare il punto su una causa che per molti ex dipendenti che si sono rivolti al tribunale di Tempio deve ancora cominciare. Mentre i colleghi che hanno presentato ricorso a Milano o a Cagliari sono stati già reintegrati.

La riserva. «Oggi (ieri per chi legge ndr) il giudice si è riservato – spiega il coordinatore nazionale Usb Francesco Staccioli –. Significa che ha deciso di decidere. Ossia che prende il fascicolo, lo chiude, lo studia e con i suoi tempi, che speriamo siano brevi scrive la sua decisione, un’ordinanza, che poi verrà depositata in Cancelleria e verrà comunicata alle parti interessate». Eccola la timida luce nel tunnel. Indipendentemente dalla decisione del giudice, che i lavoratori sperano ovviamente sia a loro favorevole, sindacato e dipendenti usciranno dal limbo dei rinvii e potranno decidere il passo successivo per vedere riconosciuto il loro diritto al lavoro. Meno fortunati gli altri colleghi per i quali invece la prima udienza è stata rinviata al 2020 e per la trattazione della quale non è stato ancora nominato il giudice. «Questo tribunale non ha abbastanza giudici per amministrare la giustizia in tempi ragionevoli – è il commento del legale De Michele –. Nè sembra che ne arriveranno altri in tempi rapidi. Tutto ciò ha determinato una estrema lunghezza dei processi pensati dal legislatore per durare pochi mesi e si protraggono da tre anni». Da qui il pressing sul ministro della Giustizia.

Il pressing sul ministro. Il 12 novembre Galleano e De Michele hanno chiesto un incontro al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. «Il ministro ci ha fatto sapere che al momento è molto occupato – ha riferito Staccioli –. Sono giornate febbrili per la riforma del processo, su cui è a rischio la tenuta stessa del Governo. Non appena il ministro sbloccherà la situazione ci ha informato che ci riceverà. Se non sarà lui sarà un sottosegretario. La nostra richiesta è che si intervenga per assicurare a tutti coloro per i quali le prime udienze sono state rinviate al 2020 di avere la nomina di un giudice il prima possibile. Perché non è stato ancora nominato».



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