La Nuova Sardegna

Olbia

Il sorriso di don Tamponi scalda il cuore dei fedeli

di Serena Lullia
Il sorriso di don Tamponi scalda il cuore dei fedeli

Il nuovo parroco fa un’omelia toccante durante la sua prima messa in basilica «Son qui per parlare di Gesù. Vi auguro una gioia infinita, quella che ricostruisce»

23 dicembre 2019
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OLBIA. Il sorriso di don Antonio Tamponi annacqua le polemiche. Insieme a quella gioia nel trasmettere la fede che possiede solo chi ha Gesù nel cuore. Il nuovo parroco della basilica di San Simplicio celebra la sua prima messa al fianco dello storico parroco, don Giovanni Debidda. Non un ingresso trionfale per lui, con parate di autorità in prima fila, pomposi discorsi gonfi di retorica. «Sono qui per parlare di Gesù», dice all’inizio dell’omelia don Tamponi, 47 anni, sette alla guida della cattedrale di Tempio e uno a Sant’Antonio. Che si tratti di una messa speciale lo si intuisce solo per la presenza di taccuini, obiettivi e telecamere. E del vescovo Sebastiano Sanguinetti, padre della nomina di don Tamponi a San Simplicio e anche dell’assegnazione del titolo di parroco emerito a don Debidda. Il pastore della diocesi di Tempio-Ampurias prova a spiegare la sua scelta ai fedeli. Un discorso di 15 minuti per sigillare le polemiche delle scorse settimane. Concluse con la raccolta di 500 firme per posticipare il pensionamento di don Debidda. «Un ingresso senza la grancassa – dice Sanguinetti –. Perché questo momento non deve rappresentare un inizio, una frattura. Il prima e il dopo. Ma semplicemente la continuità di quel servizio che don Giovanni ha portato avanti per 50 anni. Che grande dono e che grande grazia per lui. E per tutta la comunità. Don Antonio è giovane, ha 47 anni ma ben temprato nel servizio sacerdotale. Parroco a Sant’Antonio e per sette anni in Cattedrale a Tempio. Ha un bel bagaglio di esperienze. Arriva qui per trasferirle alla città».

L’insediamento di un nuovo sacerdote alla guida di una parrocchia è sempre un momento traumatico per la comunità di fedeli. Ancora di più se a guidarli per mezzo secolo c’è stato un sacerdote dalla forte personalità come don Debidda. Un pezzo della storia di Olbia e della basilica. Ed ecco anche il perché dell’ingresso soft di don Tamponi. Un insediamento che avviene in un momento molto particolare della vita del giovane parroco. Lo spiega lui stesso alla sua nuova famiglia parrocchiale. «Mia madre ha un mese di vita –. Potete solo immaginare cosa significhi restituire a Gesù questa mamma che è stata per noi non una capanna, ma Betlemme. Però nemmeno il lutto può allontanarci da Gesù. Quando qualcuno mi dice “ma io non riesco a superarlo”. Rispondo no, no. Lui non ci ha mai mentito. “Non saprete né il giorno né l’ora”. Io non sono arrabbiato con Gesù. Mamma è di Gesù. Sono contento? Giammai, la vorrei con me. Questa è la prima volta che in un mio sacramento lei non è presente. Ma Gesù è grazia, è gioia. È amore senza misura». Parole che arrivano al cuore, accarezzano l’anima di chi soffre, regalano speranza anche per la gioia con cui le pronuncia in un momento così delicato. «Per questo Natale vi auguro una gioia infinita – conclude –. Quella gioia nuova, che ricostruisce. Gesù dice “non vi restaurerò le cose”. Vi darò vino nuovo in otri nuovi. Non pacchetti riciclati. E siate felici. È bello essere felici. A volte disturba, lo so. Ma almeno il chiasso del sorriso dobbiamo realizzarlo noi cristiani».

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