La Nuova Sardegna

Olbia

La grande sfida del fuoco rivive in piazza a Lodè

di Luciano Piras
La grande sfida del fuoco rivive in piazza a Lodè

Giovani e bambini protagonisti della festa popolare di Sant’Antonio abate Gianfranco Sanna dedica la vittoria all’amico scomparso Andrea Carta

19 gennaio 2020
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LODÈ. Il primo pensiero è stato per Andrea. Andrea Carta: giovane lodeino scomparso il 26 settembre scorso. «È a lui che dedico questa vittoria» dice Gianfranco Sanna, il re del falò edizione 2020. Sanna e Carta hanno in comune molte cose (usare il tempo presente è d’obbligo perché «Andrea è sempre con noi», dicono gli amici). Nati entrambi lo stesso giorno di 26 anni fa, il 20 settembre; compagni di scuola da sempre; tutti e due componenti della stessa cumpantzia, “Orbita”, che riunisce sos etales e gli amici d’infanzia. La stessa allegra combriccola che anche l’anno scorso (con Andrea che faceva festa) ha vinto la grande sfida del fuoco di Sant’Antonio abate (il titolo era andato a Ivan Deroma). Missione compiuta, perciò, anche tre giorni fa, 16 gennaio. Già vincitore della stessa sfida nel 2012, anche stavolta a nde alare su pennetu è stato ancora Gianfranco Sanna, professione allevatore, forte e agile che murone. È stato lui giovedì sera nella piazzetta del paese a raggiungere la cima della spettacolare pumpia mentre attorno divampavano le fiamme che piano piano hanno divorato le frasche raccolte nella mattinata e accatastate nel primo pomeriggio come da lunga tradizione.

Prima i vespri, poi i tre giri di rito della processione, con in prima fila il parroco don Alessandro Muggianu a benedire fedeli e pennetu e a fare da giudice di gara. Con il buio della sera che come sempre fa atmosfera tra la folla. Compiuta l’impresa, il vincitore fa un passaggio in canonica e in parrocchia, dove riceve l’elenco di tutte le offerte fatte o promesse dai lodeini come ex voto per Sant’Antoni de su ocu. Un santo particolarmente stimato e venerato, che vede protagonisti anche, e soprattutto, i bambini, chiamati in causa la mattina del giorno di festa con il tocco delle campagne di mezzogiorno. È a quel punto, infatti, che i ragazzini, riuniti in gruppi e gruppetti vari, setacciano in lungo e in largo il paese, chiedendo di casa in casa la questua della tradizione: «Tzia a lu zumpamos su ocu?». È la formula magica per avere qualcosa da mettere dentro i sacchetti di tela al seguito. Arance, calistros, caramelle, cioccolatini, biscotti, giochi, soldi e chi più ne ha più ne metta: è il tesoretto che ogni bambino potrà raccogliere in nome di un’antica usanza che si ripete puntuale ogni 16 gennaio. Da mezzogiorno alle 16,30/17 è il tempo massimo per la questua. Nel frattempo, infatti, sono tornate in paese tutte le compagnie di giovani che hanno raccolto le frasche sistemate attorno alla pumpia. Pronta così per essere data alle fiamme, mentre i più forti e agili risalgono il palo al centro.



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