La Nuova Sardegna

Olbia

Il Labint porta in scena le fiabe dell’integrazione

di Paolo Ardovino
Il Labint porta in scena le fiabe dell’integrazione

Decine di comunità nel nuovo progetto del laboratorio fondato da Tonino Cau Oggi e domani la rappresentazione da “I senza quinte” in via Fiume d’Italia

25 gennaio 2020
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OLBIA. L'ultimo progetto in ordine cronologico è dedicato al mondo fiabesco. Il Labint (laboratorio interculturale) fondato da Tonino Cau continua il suo percorso verso l'integrazione, che non è solamente inclusione ma anche e soprattutto interscambio tra la comunità olbiese e le tante straniere. Si intitola “Raccontiamoci una fiaba: conoscersi attraverso mondi immaginari" il week-end di letture organizzato grazie al contributo della fondazione di Sardegna e previsto oggi alle 21 e domani alle 18.30 nello spazio teatrale de "I senza quinte", in via Fiume d'Italia. Tutti insieme, in cerchio, verranno lette fiabe figlie di diverse tradizioni, da quelle galluresi fino a paesi lontani, Ucraina, Messico, Eritrea, Russia, Cuba. L'evento è gratuito e l'ingresso libero, tra le voci narranti l'attore Claudio Laconi e Maria Assunta Cabras, Nivia Iglesias, Rodion Manko, Maria Assunta Marras, Nuria Montoya, Ebrima Secka e Natalia Reutova.

Integrazione. Siccome integrazione vuol dire incontro, si torna indietro nel tempo a quelli che erano gli incontri per eccellenza da queste parti, «Quelli negli stazzi, i racconti della cultura popolare e quelli che arrivavano da chi proveniva dal centro - dice il fondatore del Labint -, così accadeva anche in altri luoghi lontani, nella stessa maniera, con altre storie». «Ma ora dobbiamo trovare un modo per coinvolgere direttamente le varie comunità, renderle parte attiva, soggetti, non oggetti di quelle che sono le nostre proposte». Il progetto della scuola per stranieri è il più funzionale, anche se lì tocca convivere con il puntuale problema della dispersione scolastica. Molte classi si svuotano lezione dopo lezione. Per molti, dirà Tonino, «specie per gli immigrati, vale l'idea del 'primum vivere deinde philosophari' ed è normale che accada».

Progetti sul lavoro. L'idea più efficace è coinvolgerli in laboratori e progetti di aspetto pratico, il discorso è stato già fatto con il Cna e per molti immigrati imparare un mestiere o un'attività sarebbe fondamentale. «Devono essere protagonisti dei prossimi progetti e, specie in questo momento che viviamo, anche noi abbiamo bisogno di saperci integrare con loro». Nella multiculturale Olbia, dove il 10% della popolazione è straniera, è necessario farlo. L'altra suggestione è di ridare vita alla "festa del montone". Per qualche anno, tra la fine dei '90 e l'inizio dei 2000, il Labint organizzava insieme alle comunità musulmane la versione olbiese della "festa del sacrificio" che segue ogni anno al Ramadan e che, tra Santa Lucia e Cabu Abbas, riusciva a richiamare migliaia di persone.

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