La Nuova Sardegna

Olbia

Famiglie disperate a Olbia per i tagli al progetto “Ritornare a casa”

Dario Budroni
Famiglie disperate a Olbia per i tagli al progetto “Ritornare a casa”

I familiari dell’ex consigliere comunale Tore Derosas: «La Regione paga solo tre mensilità su 12: insostenibile»

16 febbraio 2020
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OLBIA. I primi sintomi sono comparsi qualche anno fa. E poi è arrivata la diagnosi più temuta: sclerosi laterale amiotrofica. Tore Derosas, persona conosciutissima in città, ex consigliere comunale e provinciale, adesso lotta ogni giorno contro la Sla. Le sue condizioni sono peggiorate verso la fine del 2018. Così nel gennaio 2019 è riuscito ad accedere al programma «Ritornare a casa», che permette ai malati di lasciare le strutture ospedaliere e alle famiglie di assumere personale qualificato. Il problema, però, è che nel 2019 la Regione ha garantito soltanto una copertura parziale per i progetti di prima annualità, riconoscendo a Derosas un finanziamento di sole tre mensilità su dodici. Dopo una lunga e inutile attesa, i familiari hanno quindi deciso di far sentire la loro voce. La moglie Gabriella Azzara e i figli Elena e Paolo adesso chiedono alla Regione di trovare un rimedio a un problema che, in Sardegna, riguarda tante altre famiglie.

Ritornare a casa. I familiari di Tore Derosas non ci stanno. Il meccanismo che regola i progetti di prima annualità è per loro una ingiustizia. «Il programma è stato istituito nel 2006 dalla Regione per favorire la permanenza nel proprio domicilio delle persone in situazione di grave e gravissima non autosufficienza, che necessitano di assistenza per compiere le attività quotidiane e di interventi medici e infermieristici frequenti – spiegano la moglie e i figli di Tore Derosas -. Ogni progetto è predisposto dal Comune, dalla Asl e dalle famiglie, in relazione al grado di disabilità e alla necessità di assistenza. La copertura del contributo è garantita in gran parte dalla Regione e in minima parte dal Comune. Le famiglie anticipano le somme per il pagamento degli stipendi degli assistenti che, rendicontate, vengono restituite durante l’anno».

Diritto negato. Ma Tore Derosas si è visto riconoscere solo una piccola parte dei finanziamenti promessi. «Alla fine del 2018 le sue condizioni si sono notevolmente aggravate, compromettendo irreversibilmente le sue funzioni respiratorie, nutrizionali, motorie e inerenti lo stato di coscienza – proseguono i familiari di Derosas, figura di spicco della sinistra olbiese dal Pci fino al Pd -. La sua condizione gli ha quindi permesso di accedere al programma nel 2019, con la previsione di un cospicuo contributo. Il riconoscimento di quel finanziamento, dunque, ci aveva convinti ad assumere il personale qualificato».

Con la legge regionale 15 dell’8 agosto 2019, la Regione ha infine integrato le risorse stanziate per l’importante programma: «Ma nel farlo, tuttavia, ha compiuto una netta differenziazione. Ha sì garantito la copertura totale del fabbisogno per i progetti di continuità dal 2018, ma per i progetti di prima annualità, decorrenti dal 1° gennaio 2019, ha disposto solo una copertura parziale, con il riconoscimento di un finanziamento di sole tre mensilità».

Le difficoltà. Non ricevere tutti i soldi dalla Regione significa dover fare i conti con pesanti difficoltà. «A oggi non ci restituiranno le somme anticipate, che sono pari a diverse migliaia di euro. Siamo stati anche costretti a licenziare parte del personale assunto per l’assistenza – concludono i familiari di Derosas -. Il Comune ha garantito la copertura della parte che gli spettava e si è mosso per anticipare una parte della quota regionale».

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