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Olbia, la casa in affitto è di moda: in 37mila scelgono Airbnb

di Giandomenico Mele
Olbia, la casa in affitto è di moda: in 37mila scelgono Airbnb

Il 78% di chi prenota un appartamento per la vacanza sul portale è straniero. La tendenza ha reso quasi introvabili gli immobili in locazione per tutto l’anno

28 febbraio 2020
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OLBIA. Affitti brevi. Parola che la sharing economy ha trasformato nella nuova industria delle vacanze di Olbia. Il leader è Airbnb, portale online che mette in contatto persone in cerca di un alloggio o di una camera per brevi periodi, con persone che dispongono di uno spazio extra da affittare, generalmente privati. La rivoluzione degli affittacamere è diventata per Olbia una fetta importante dell’economia turistica. A confermarlo arrivano i numeri per il 2019 forniti da Airbnb, che definiscono in termini quantitativi un boom che coinvolge buona parte della popolazione.

Il boom Nel 2019 sono stati 37.300 gli arrivi di visitatori che hanno alloggiato in un immobile di Olbia attraverso la piattaforma di Airbnb. Di questi il 78% sono internazionali e il 22% domestici. Un dato che dimostra come l’affitto di un immobile rappresenti la scelta più facile per i turisti stranieri. Gli annunci pubblicati sul sito sono stati 2.800, di cui l’87% per case intere e il 13% per stanze private. Nel 2017 erano poco più di 2mila. La dimensione del gruppo medio è di 2,7 persone. La durata media del soggiorno è di 4,5 giorni.

Vince la Francia. Una crescita di presenze inarrestabile, che l’anno scorso ha raggiunto +13% rispetto al 2018. La classifica dei Paesi di provenienza, conferma l’arrivo in netta prevalenza di turisti dall’Europa. Prima in classifica la Francia (21%), seguita da Germania (16%), Gran Bretagna (7%), Spagna (6%), Paesi Bassi (4%). Tassa di soggiorno. Un grande affare anche per il Comune di Olbia. Dal 2018, grazie a un protocollo d’intesa, Airbnb raccoglie e versa la tassa di soggiorno automaticamente dal proprio portale in sei Comuni sardi, tra cui Olbia. Gli ospiti che prenotano alloggi Airbnb a Olbia sono soggetti al pagamento della tassa di soggiorno come parte della loro prenotazione: il 5% del prezzo dell'alloggio, incluse eventuali spese di pulizia, per un massimo di 5 euro a persona a notte, per prenotazioni di massimo 7 notti. Proprio sulle strutture extralberghiere, soprattutto seconde case, ma anche B&B, agriturismo, affittacamere, ha puntato il Comune per riscuotere l’imposta di soggiorno. L’accordo con il portale garantisce una percentuale fissa del 5% sul valore della prenotazione, nella quale il cliente paga ad Airbnb il costo del pernottamento presso la struttura, comprensivo dell’imposta. Un sostituto d’imposta, quindi, che poi versa la somma al Comune. Un incasso sicuro per le casse comunali. In pratica, dati 100 euro per il costo della prenotazione, 5 euro vanno automaticamente nelle casse dell’amministrazione, versate da Airbnb.

Addio affitti annuali. Se da una parte l’affitto breve funge da sorta di ammortizzatore sociale, per chi ha la fortuna di avere uno o più appartamenti di proprietà e nei quali non risiede, dall’altra uno degli effetti negativi è la ormai quasi scomparsa degli affitti lunghi. Basta fare un giro per Olbia per rendersi conto che trovare un alloggio in affitto non stagionale è una impresa impossibile. Affitti garantiti fino a maggio, poi addio. Ma questi effetti poco incidono sull’attività di Airbnb. «La Sardegna è da sempre una delle regioni più importanti per il turismo del nostro Paese. In questo contesto, l’ospitalità in casa rappresenta una risorsa sia per evitare il consumo di suolo in una destinazione in cui la natura ha una grande attrattività, sia per sfruttare il patrimonio immobiliare esistente sottoutilizzato» confermano da Airbnb.



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