La Nuova Sardegna

Olbia

Coronavirus, paura e speranza tra i galluresi nel mondo

Sebastiano Depperu
Coronavirus, paura e speranza tra i galluresi nel mondo

Maurizio Porcu da Londra: «Dopo l’iniziale incoscienza ora si capisce la gravità». Michele Corda da Parigi: «Fino a qualche giorno fa parchi strapieni, ora chiusi»

24 marzo 2020
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TEMPIO. Vivono e lavorano all'estero da anni ma hanno il cuore sempre in Italia. E in Sardegna. Anche molti galluresi nel mondo stanno attraversando momenti di apprensione a causa della pandemia da Covid19 e raccontano come vedono le misure attuate in Italia e nei loro paesi di adozione. C'è chi ha paura, chi si fa coraggio e chi si sente tranquillo. Così, Maurizio e Giuseppe da Londra denunciano la preoccupazione della gente e l’iniziale “calma apparente” del Governo; Gian Mario da Los Angeles disegna un'America disorientata; e Michele da Parigi spiega come ha "educato" i suoi amici francesi e la sua quarantena. Maurizio Porcu, assessore del Comune di Berchidda e assicuratore, ha seguito la famiglia a Londra e si occupa di consulenza finanziaria e commercio di prodotti italiani da dicembre. «La situazione a Londra – dice – è paradossale poiché, a fronte di una prima incoscienza istituzionale, si è fatta avanti la consapevolezza della popolazione. Nessuna forma di panico, ma nei supermercati, per trovare carta igienica o pasta bisogna andare al mattino presto e rincorrerla tutti i giorni. Le scuole ormai sono chiuse. Sono ancora poche le persone che usano la mascherina. Paradossalmente, grazie al lavoro fatto dagli altri Paesi, qui l’evoluzione potrebbe avere un ritmo più contenuto. Aiuta anche il fatto che quest’anno l'inverno è stato mite e i rischi di polmonite sono minori. L'attesa rimane quindi nel vaccino e nell'ulteriore miglioramento del clima».

Giuseppe Falconi, 26enne tempiese, racconta la sua preoccupazione di chef nella capitale inglese. «La situazione non è delle migliori. Anche in Italia, tramite i Tg vi arrivano notizie da Londra: ristoranti e hotel hanno chiuso licenziando migliaia di ragazzi – racconta il giovane che vive a Londra da cinque anni – dove lavoro io, già da settimane, ci hanno ridotto gli stipendi al minimo. Ora abbiamo chiuso ma io dovrei rientrare tra quelli che prenderanno l'80% dello stipendio dal Governo». Lo chef si dice, inoltre, preoccupato su come si evolverà la situazione. «Rispetto a quello che succede in Sardegna – chiude – però, le persone sono più tranquille. Spero che ci mettano subito al corrente su cosa ci aspetterà». Gian Mario Piero, classe 1979, da dieci anni vive a Los Angeles ed è cittadino americano. Da Luras è partito nel 2010. «Al momento, a Los Angeles, hanno chiuso praticamente tutto bar, palestre, ristoranti come in Italia – spiega il manager e wine expert di un ristorante – I supermarket non hanno più carta igienica e acqua in bottiglia. I viveri scarseggiano negli scaffali. La gente è ancora un po' disorientata e si apprendono le notizie piano piano. In giro c’è molta desolazione».

Michele Corda, lurese, vive a Parigi da 9 anni e lavora per Mtv Francia. «La situazione in Francia in questo momento è incomprensibile, siamo in quarantena da martedì mattina e da lunedì posso lavorare da casa. Tutti i ristoranti e bar sono chiusi come in Italia e la situazione è un po’ surreale – racconta il responsabile post-produzione – La gente sembrava non capire quanto fosse grave la situazione. Domenica scorsa i parchi erano strapieni di gente, ora non più. La settimana scorsa, ho parlato con dei colleghi e tutti credevano che il coronavirus fosse una semplice influenza perché c’è stata molta disinformazione. I miei amici francesi, conscio della situazione italiana, li ho educati prima che lo Stato prendesse decisioni. Non esco da lunedì. La settimana scorsa nei negozi era tutto tranquillo. Ora c’è sempre la fila fuori».
 

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