La Nuova Sardegna

Olbia

Accertamenti affidati al Noe

di Tiziana Simula
Accertamenti affidati al Noe

Gli specialisti pronti a dare il via all’attività investigativa

07 maggio 2020
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OLBIA. Le opere finora realizzate, i tempi e i modi di esecuzione dei lavori svolti, lo stato del cantiere e dell’ambiente circostante, le strutture costruite dall’impresa appaltante a cui, poi, è stato rescisso il contratto, e soprattutto come e perché nell’opera in costruzione si stanno verificando dei cedimenti. Un secondo crollo, proprio ieri.

Su questi e altri fronti si svolgeranno gli accertamenti dei carabinieri del Noe di Sassari a cui il procuratore Gregorio Capasso ha affidato la delega per l’attività d’indagine sul cantiere di Monte Pino, finito al centro di un’inchiesta. Il fascicolo è stato aperto all’indomani di una frana di uno dei nove attraversamenti idraulici in costruzione lungo il tratto di strada provinciale 38 bis che univa Olbia con Tempio.

La delega è stata affidata due giorni fa. I carabinieri del Noe di Sassari scenderanno in campo a partire dalla prossima settimana: a loro, il compito di svolgere tutti gli accertamenti necessari, attraverso sopralluoghi e l’acquisizione di documentazione dai soggetti interessati alla ricostruzione della strada spezzata in due dall’alluvione del 2013, a cominciare dall’impresa che si era aggiudicata l’appalto lasciando poi il cantiere al 30 per cento dei lavori. Il cantiere di Monte Pino sarà passato al setaccio dagli specialisti del Nucleo operativo ecologico: gli accertamenti disposti dal capo dei pm Gregorio Capasso, titolare del fascicolo, sono volti a verificare perché ci siano stati dei crolli degli attraversamenti idraulici della struttura in cemento armato e come si siano determinati. Tutta la situazione sarà esaminata e verificate le eventuali responsabilità dei ritardi e dei nuovi cedimenti.

La prima frana, quella più imponente, ha interessato una parte della platea di fondazione di un tombino idraulico lasciato incompiuto dall’impresa Imp di Carloforte che si era aggiudicata l’appalto dell’Anas a cui, poi, era stato rescisso il contratto per inadempienza. Crollo avvenuto a poche centinaia di metri dalla voragine nella quale il 18 novembre 2013 precipitarono due auto, un inferno di acqua e fango nella quale morirono tre persone, Bruno Fiore, la moglie Sebastiana Brundu e la consuocera Maria Loriga, mentre una quarta, Veronina Gelsomino (che si trovava alla guida della seconda auto precipitata), si salvò miracolosamente. Su quelle morti è ancora in corso il processo davanti al giudice monocratico del tribunale di Tempio.

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