La Nuova Sardegna

Olbia

A Olbia la vacanza post Covid in hotel è realtà: riapre l'Hilton

SERENA LULLIA
A Olbia la vacanza post Covid in hotel è realtà: riapre l'Hilton

L’albergo operativo dopo due mesi di stop: spazi rivisitati per garantire le distanze. La manager Ramona Cherchi: «Un segnale di coraggio e speranza. Si deve ricominciare»

11 maggio 2020
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OLBIA. Più primi della classe che ribelli. Dietro la riapertura del Double Tree by Hilton ci sono due mesi di studio. La general manager, Ramona Cherchi, ha masticato ordinanze, digerito lenzuolate di decreti, metabolizzato procedure, consigli di colleghi in Cina, esperti e infettivologi. Elementi che messi insieme hanno permesso di creare un protocollo di accoglienza e un sistema di lavoro cucito sulla pelle dell’albergo. Per garantire la salute del personale e dei clienti. Una riapertura che pompa coraggio e speranza negli ingranaggi della macchina del turismo. L’hotel con brand a stelle e strisce e proprietà con i quattro mori fa da apripista all’ospitalità che convive con il Covid-19. L’ipotesi di studio è diventata realtà.

Nuova pelle. Il DoubleTree ha cambiato pelle in questi mesi. Metamorfosi di necessità. Dispenser di gel disinfettante all’ingresso, distanziatori a terra, percorsi differenziati per l’entrata e l’uscita dei clienti, pannelli trasparenti nella hall, sanificazione continua dei locali.

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L’accoglienza. Vestito di sicurezza anti-Covid, l’Hilton non ha perso fascino. Gli ampi spazi interni hanno consentito la riorganizzazione dell’accoglienza senza traumi. I clienti entrano nell’hotel attraverso un ingresso riservato, a loro disposizione dispenser gel igienizzante e guanti. Seguono un altro percorso per l’uscita. Una volta misurata la temperatura con il termoscanner comincia la fila verso la hall. Un sentiero di Pollicino con gli adesivi sul pavimento che indicano le distanze di sicurezza di un metro e mezzo. Il cordone bordeaux segna la fine della coda e l’arrivo al bancone della hall. Un pannello trasparente separa il personale dal pubblico. Dopo la registrazione c’è la consegna della chiave, in materiale sanificabile. In ascensore si sale una volta e al momento il servizio di facchinaggio è sospeso. I clienti devono portare la mascherina quando si trovano nei luoghi comuni. Anche nel ristorante, ridotto nel numero di coperti per garantire il distanziamento dei tavoli, i Dpi si devono indossare fino a quando non ci si siede. Regole semplici che da ieri cominciano il rodaggio. Con i clienti business, al momento gli unici che offre il mercato. Persone che si muovono in Sardegna per lavoro. Test sul campo di un protocollo che segue tutte le indicazioni ministeriali.

Personale sicuro. Nulla è stato lasciato al caso. Il personale dell’Hilton, al momento in numero ridotto rispetto all’anno scorso, ha seguito un corso di formazione per affrontare la sfida dell’accoglienza post-Covid. I dipendenti entrano ed escono dall’albergo attraverso due percorsi separati e differenziati dai clienti. Anche per loro, controllo della temperatura con il termoscanner, anche più volte al giorno e obbligo di indossare guanti e mascherina.

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Coraggio e speranza. La general manager Cherchi ha la voglia di futuro negli occhi. La stessa del proprietario, Maurizio De Pascale, che ha creduto da subito nella riapertura. «Le norme per riaprire in sicurezza ci sono – dice –. Non sono tantissime ma basta studiarle e calarle nella propria realtà. In questo momento serve coraggio per guardare avanti, ma con cautela. Questa è la fase della convivenza con il virus. Abbiamo gli strumenti per affrontarla garantendo la salute di clienti e personale. Per abitudine guardo a stretto giro. Ora, con l’aeroporto chiuso, mi aspetto di avere come clienti chi si muove in Sardegna per lavoro. Spero che il turismo riprenda, ma con tutte le norme di sicurezza, a garanzia nostra e dei nostri ospiti. Spero quindi ci siano i controlli e in questa direzione mi sembra ci sia la volontà della Regione. Nel futuro, che mi auguro imminente, spero si possano buttare i Dpi. Nel frattempo la vita può e deve riprendere».
 

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