La Nuova Sardegna

Olbia

Olbia, in spiaggia con mascherina e gel

Paolo Ardovino
Olbia, in spiaggia con mascherina e gel

Il BarBados riapre con meno ombrelloni e lettini più distanti. «Noi ci siamo, ora aspettiamo i turisti»

04 giugno 2020
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OLBIA. Il cielo è grigio, pochissimi raggi riescono a illuminare la spiaggia, eppure quella di Bados, poco prima dell’ora di pranzo, è abbastanza affollata. Ombrelloni, partite di beach volley, passeggiate sulla battigia. Decontestualizzata dall’attualità, sembra la solita cornice estiva. Chi vive la spiaggia, intesa non come ore di relax ma come posto di lavoro, spera che una vera normalità possa arrivare. Con turisti ed echi in lingue straniere annessi. È la speranza che vien fuori dalle parole di Alessandra e Costanzo Piccinnu. I due fratelli, titolari del BarBados, hanno aspettato qualche giorno dopo il via libera alle attività dello scorso 18 maggio, per sanificare, organizzarsi e preparare gli spazi. Da una decina di giorni hanno aperto gli ombrelloni blu e le sdraio.

«Fino alla passata estate, le indicazioni erano di tenere una distanza di due metri e mezzo da un ombrellone all’altro. Questa volta abbiamo dovuto aumentare a tre metri», che si traduce in una decina di posti in meno, che alla lunga, su tutta la stagione, «non sono pochi». Tornando indietro nel tempo – neanche di molto –, le teorie e le ipotesi rimbalzate tra aprile e maggio erano catastrofiche. Lettini e ombrelloni compresi entro bollenti pannelli in plexiglass, divisori sulla sabbia. Niente di tutto ciò si è reso necessario. E a quanto si vede guardandosi attorno, e da quanto riportano gli scatti quotidiani sui social, la voglia di mare non solo è la stessa degli scorsi anni, ma è aumentata. «Da un lato siamo fortunati – così Costanzo –, perché Bados è sempre stata una spiaggia molto frequentata dagli olbiesi. Per ora ringraziamo i locali, che ovviamente si riversano al mare specie nel fine settimana, ma attendiamo i turisti». «Abbiamo sempre lavorato molto con quelli lombardi – aggiunge la sorella –, a maggior ragione auspichiamo a un loro arrivo, in sicurezza, insieme a tutti gli altri». I tempi sono più stretti rispetto al solito. L’apertura del 23 maggio ha tardato di più di un mese le abitudini del BarBados, che ha sempre cominciato la sua stagione la prima metà di aprile, «e lo scorso anno ci siamo allungati fino a fine ottobre per via dei turisti stranieri, componente principale e che anche per via di periodi di ferie e pause diverse dalle nostre erano molto presenti in periodi di bassa stagione. Tedeschi, olandesi, ma anche dalla Scandinavia, dall’Europa dell’est, dal Portogallo». In attesa,all’interno della struttura dello stabilimento si entra solo con la mascherina, al bancone le impronte sul pavimento segnalano la distanza da mantenere. All’aria aperta, la mascherina si può abbassare sotto il naso o sul collo. Come sempre, la struttura propone il servizio di pranzo e cena. «Abbiamo ripreso a pieno ritmo – dicono – noi ci siamo come sempre, la nostra parte la facciamo».

Il BarBados è nato nel 1986 come piccolo camion bar dei genitori, Piero e Rita. Dieci anni dopo il primo chiosco e da poco più di quindici l’attuale struttura bianca e verde caratterizza l’entrata in spiaggia insieme all’altro bar ristorante sul mare, il Chiringuito, a pochi metri.

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