La Nuova Sardegna

Olbia

L’ex pastore si reinventa con la pasta

di Giuseppe Mattioli
L’ex pastore si reinventa con la pasta

Loiri Porto San Paolo, Gianfranco Burrai ha ceduto le pecore per la crisi del latte

07 luglio 2020
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LOIRI PORTO SAN PAOLO. Chi non crede che i sardi siano capaci di riconvertirsi nel mondo del lavoro? Un esempio arriva da Loiri, dove un pastore, Gianfranco Burrai, originario di Bitti ma radicato in Gallura, ha abbandonato il mondo agro-pastorale per abbracciare quello artigianale. Grazie a un’intuizione, anticipando la crisi del prezzo del latte, si è rimboccato le maniche, ha preparato un piano, attivato investimenti e sorretto da una buona dose di incoscienza/lungimiranza ha venduto il gregge di pecore e messo su una nuova azienda artigianale: un pastificio. Lui che dai tredici anni sino alla soglia del mezzo secolo, era cresciuto dietro le pecore, lavorando dalla mattina alla sera, isolato prima sui contrafforti di Bitti poi nelle campagne di Loiri. Una vita piena di sacrifici che ultimamente non ripagava l’impegno. Già vice presidente della coop “Santu Tomeu” di Berchiddeddu, socio della “Agriexport Sardegna”, società consortile cooperativa con sede a Chilivani (Ozieri), lottava contro un prezzo del latte che non era sufficiente a pagare le spese per il mantenimento del bestiame e meno che mai a soddisfare le esigenze famigliari. Così un giorno, di rientro da una delle tante riunioni a Chilivani, la decisione: «Dal ministero – spiega – erano giunti i dati secondo i quali sarebbe stato accertato un surplus di produzione del Pecorino romano del 14% rispetto alle quote stabilite. Capii che il prezzo del latte si sarebbe attestato attorno ai 60 centesimi, cifra che mi avrebbe letteralmente impedito di andare avanti». Gianfranco Burrai ha così anticipato le rivendicazioni dei pastori sardi, prendendo la drastica decisione, cambiando letteralmente vita. Così ha messo su un pastificio artigianale, “Lu Rutigliu”, una giovane azienda con sede a Loiri, dove convivono tradizione e innovazione. Produce pasta, utilizzando semola di grano duro, esclusivamente sardo e macinato a pietra, e l’acqua che sgorga dalle sorgenti Monti di Deu che conferiscono ai vari tipi prodotti un sapore unico e inconfondibile. «Pasta – spiega – dotata di grande porosità grazie alla trafilatura al bronzo, un processo valorizzato dall’essicazione lenta a basse temperature che mantiene inalterate le proprietà organolettiche e nutrizionali della produzione». Fattori che contribuiscono alla creazione di un prodotto che rispecchia appieno le caratteristiche della pasta tradizionale sarda. Prodotto di nicchia di alta qualità: «Niente grande distribuzione, lavoro con la ristorazione e il settore turistico», dice con orgoglio l’ex pastore che si è reinventato artigiano della pasta.



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